Drozd, 36 anni: lavoro sulle discriminazioni
Con Irina, Andrey e Ivan la scultura italiana diventa un «territorio aperto» di sperimentazione estetica
La scheda
● Lo spazio museale Marino Marini è un luogo che unisce architettura di epoche diverse (San Pancrazio, Cappella Rucellai, cripta, spazio per esposizione museale degli anni 70)
● Adattato da Bruno Sacchi, oggi è un’area multimediale aperta a eventi
C’è Andrey Kuzkin, 40 anni, moscovita, l’artista che ha camminato in cerchio in una pozza di cemento liquido, legato a un bastone fissato al centro di questa improbabile agorà, sino a quando la materia, solidificata, lo ha fermato. E c’è Ivan Plusch, che di anni ne ha 38, cittadino di San Pietroburgo, il narratore del tempo. Crea dipinti e installazioni che illustrano la fluidità e il trascorrere di quel mondo inventato da Kronos e che gli umani hanno frammentato, interpretato, rivoluzionato senza riuscire mai a fermarlo. Irina Drozd, 36 anni, è figlia di Rzhev, città sulle sponde del Volga anche se ha scelto la più europea delle «capitali» russe:
San Pietroburgo. È affascinata dalla contaminazione delle diverse culture.
Eccoli i tre creativi russi protagonisti di Accenti. Giovani, eppure già affermati e non solo per il loro percorso culturale, per le mostre, i premi, le opere presenti in collezioni private e pubbliche di tutto il mondo. La bellezza di questi tre creatori d’arte è la volontà di confrontarsi, d’inventare idee, di improvvisare quando serve, e di dialogare con l’arte passata, presente e futura. A Firenze realizzeranno una mostra work in progress. «Entrando anche nell’anima di Firenze, della Toscana, dell’italia e penetrando nel Rinascimento che qui è nato e ancora emana potentissimi messaggi», spiegano mentre camminano all’interno del museo Marino Marini sfiorando sculture equestri, architetture, dipinti e disegni e posando lo sguardo, con religiosa devozione, sul «tempietto» capolavoro di Leon battista Alberti. «Il nostro esperimento dimostrerà come l’arte contemporanea può creare un dialogo non solo tra artisti di culture diverse ma persino di diverse epoche. Questi capolavori, queste opere posso essere interpretate da noi contemporanei per avere sempre nuovi punti di vista, diversi orizzonti».
Stanno ancora pensando, i tre artisti, e sembrano davvero arrivati sin qui da quella Grande Madre Russia, dove i
Gli «ospiti» russi
Il work in progress di tre contemporanei che entrano in dialogo con il Rinascimento