Corriere della Sera

Ventura e il ritorno in Rai: io apartitica, non sovranista

La conduttric­e di «The Voice»: non sarà una fabbrica di infelici

- Renato Franco

Se ne era andata sbattendo la porta («Rai2 rischia di diventare un negozio senza clienti»). Otto anni dopo Simona Ventura rientra da quella porta, in vetrina mette The Voice e si augura che i clienti/spettatori nel frattempo non si siano affollati negli altri 100 punti vendita che popolano la tv di oggi.

Una rivincita e un «nuovo debutto», come lo definisce lei, che dopo aver navigato nella pay tv con Sky, essere naufragata all’isola dei famosi ed essere risorta grazie a Maria (De Filippi), torna da dove era partita. Azzarda la metafora storica, incurante della scaramanzi­a visto che finì con un doppio suicidio: «Mi sento come una novella Marc’antonio, chiamata da Cleopatraf­reccero: non ho potuto resistere. È come se questi 8 anni non fossero mai passati». Il clima è migliorato da quando se ne è andata? «Mi interessa che venga garantita la mia libertà creativa, è l’unica cosa che conta per lavorare bene e con entusiasmo». Simona Ventura ha attraversa­to tutti i colori della Rai, ora la ritrova tinta di giallo-verde, ma il modo per veleggiare senza affondare è non sbilanciar­si: «Sono apartitica, preferisco le persone ai partiti. Non voglio certo fare la guru: di politica ci capisco ma anche no. Sovranista? Non so nemmeno cosa voglia dire». Non essere di nessuno per essere di tutti è sempre la scelta migliore, soprattutt­o in Rai, dove il vento cambia al primo stormire di elezioni. «La Rai è lo specchio del Paese, la Rai è di tutti, quindi devo confeziona­re un prodotto inclusivo, in cui tutti si sentano rappresent­ati». Un tratto che aveva il suo X Factor prima maniera: «L’inclusione era uno degli aspetti che poi sono venuti meno, come giudice ho sempre cercato di

portare nel programma il tipo di musica che avrei voluto sentire».

Così da martedì 23 ecco la nuova edizione di The Voice, al via su Rai2 (e Radio2) per 8 puntate. Nella prima fase saranno 100 gli aspiranti cantanti che in un meccanismo a eliminazio­ne verranno ridotti a 12. Sulle poltrone girevoli, a giudicare prima la voce che l’aspetto dei concorrent­i, Gué Pequeno, Morgan, Gigi D’alessio ed Elettra Lamborghin­i. «Sono mondi musicali diversi che si uniscono — spiega ancora la conduttric­e —, da un lato la new generation di Gué ed Elettra, dall’altro i puristi: una fertile commistion­e di generi e di stili che fa aprire la mente».

Simona Ventura riconosce che il limite di The Voice finora è stato quello di non aver saputo far nascere nuovi talenti musicali, l’unica di cui ci si ricorda è Suor Cristina, più per l’abito che per gli album: «L’obiettivo è far continuare The Voice anche dopo la fine del programma, bisogna far emergere un cantante che sappia durare nel tempo, che sia in grado di costruirsi una lunga carriera. L’impegno e la missione sono questi: trovare una voce che abbia successo anche dopo, il talent non deve essere una fabbrica di infelici».

Riflette ancora: «Sono sempre stata un bastian contrario, sia nella vita privata sia sul lavoro, seguo il mio istinto e quando non lo faccio sbaglio. Freccero è stato il mio coito interrotto, mi volle in Rai ma poi andò via. Ora ci siamo finalmente riuniti». E che lo share sia con voi.

 Bisogna far emergere un cantante che sappia durare nel tempo e costruirsi una carriera

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