Corriere della Sera

Dovevo ascoltare Buffon»

Marchisio: «Gigi aveva ragione: il pallone all’estero è più libero»

- Paolo Tomaselli

Claudio Marchisio, lei ha scritto «quando un sogno — come quello della Juve — va in frantumi, bisogna raccoglier­e ogni pezzo e ricostruir­lo». Perché?

«C’erano grandi attese, costruite anche giustament­e dentro e fuori la Juve. Con Ronaldo si pensava di aver eliminato quel poco che mancava per vincere la Champions».

E invece?

«Per quel che ho visto quest’estate prima di lasciare Torino, tutto girava attorno a lui, perché alzava il livello di ogni giocatore e dava tantissima autostima. Ma un campione, per quanto immenso non ti può dare la certezza di vincere. Altrimenti Ronaldo e Messi si sarebbero spartiti le ultime 10-15 edizioni. Il sogno è andato in frantumi perché non si era messo in discussion­e questo: il calcio non è una scienza esatta».

Uscire contro un avversario che ha un quinto del fatturato e del monte ingaggi e ha dato una lezione di calcio può lasciare strascichi?

«È possibile, perché l’ajax è giovane, gioca un calcio nuovo, non solo molto bello ma anche efficace. Ma ha eliminato anche il Real e non è più una sorpresa».

Quella di domani rischia di essere una festa triste?

«Sicurament­e per l’ambiente e per i tifosi potrà essere una giornata diversa da come uno se l’aspettava. Ma un profession­ista sa riconoscer­e l’importanza del momento e quindi esploderà la gioia per il lavoro svolto. Deve essere così anche per il tifoso: se la storia in Champions è sfortunata, la parte positiva è che la Juve continua a vincere. E non è una cosa scontata».

Questa incredibil­e serie di otto successi verrà apprezzata in pieno solo tra qualche anno?

«Credo proprio di sì. Ma già adesso bisogna ricordarsi che ci sono squadre che non solo non vincono da tanto, ma neppure si avvicinano alla Juve. E questo è il frutto di una struttura che ormai è tra le top 5 al mondo».

Allegri ripete che il calcio è molto semplice. L’allenatore dell’ajax Ten Hag dice il contrario. La sua idea qual è?

«Alla fine vogliono dire la stessa cosa: il calcio è complicato, ma se si ha un buon insegnante che te lo spiega diventa più semplice. Certo da calciatore l’organizzaz­ione dell’ajax mi ha colpito, ma soprattutt­o è incredibil­e la loro qualità tecnica in velocità. E queste sono cose che si imparano fin da bambini. Il discorso quindi si fa più complesso, perché riguarda le diverse scuole».

Stravincer­e il campionato rischia di diventare un problema per la Juve?

«Mi sembra un problema per le altre. La Juve ha sempre lavorato per crescere e starle dietro su un percorso lungo è difficile. Ma la sua stessa storia

 Juve fuori Una stella, per quanto immensa come Ronaldo, non ti può dare la certezza di vincere. Non è una scienza esatta

 Super Ajax Il sistema Ajax mi ha sorpreso, è incredibil­e la loro qualità tecnica in velocità. Sono cose che si imparano da bambini

 Cresciuto Esporre le proprie idee e dare dei segnali ai ragazzi più giovani che nei social sono nati è un compito di un personaggi­o pubblico

recente racconta che non è necessario spendere tantissimo per strutturar­e da cima a fondo il rilancio. Servono competenze e qualità».

Il suo bilancio allo Zenit finora com’è?

«Non sto giocando per una frattura al menisco del ginocchio non operato e stiamo decidendo se recuperare senza intervento. Ma questa esperienza mi ha colpito in tanti modi diversi, dalla mentalità, alla cultura del lavoro, dal modo di vivere il calcio. Aveva ragione Buffon».

Cioè?

«Mi ha detto che se avesse saputo prima che il calcio all’estero era vissuto in modo così diverso, ci sarebbe andato con qualche anno d’anticipo. Vivi una vita diversa, assapori una certa idea di libertà che in Italia manca».

Ha seguito il caso Kean a Cagliari con le polemiche per le frasi di Bonucci?

«So che Leo non voleva intendere quello che ha detto a caldo. Ma il problema è molto più grande e non è legato al calcio. Ma alla società, al clima politico, alle questioni di lavoro e immigrazio­ne».

L’ha sorpresa l’esplosione di Moise?

«Sì, soprattutt­o perché nei primi sei mesi non aveva giocato. È stato bravo e fortunato a sfruttare questo momento. Ma l’esplosione deve ancora arrivare: confermars­i è la cosa più difficile».

Come procede la sua scelta per finanziare una startup?

«Abbiamo ricevuto tantissimi progetti interessan­ti e tra poco decideremo. È una grande esperienza».

Attraverso i social mostra di sé anche un profilo più profondo e impegnato. Come mai?

«Mi sento cresciuto e volevo fare conoscere di più di In Russia

● Claudio Marchisio è nato a Torino il 19/1/1986

● È cresciuto nelle giovanili della Juventus: a parte un anno all’empoli (2007-08) è stato in bianconero dal 2006 al 2018 vincendo 7 scudetti

● Dal 2018 è allo Zenit San Pietroburg­o

«Tutti e tre sono legati a una globalizza­zione troppo veloce. L’immigrazio­ne viene sfruttata dalla politica per creare determinat­i movimenti, ma esiste da sempre. E spesso è legata anche ai grossi problemi climatici che stanno sconvolgen­do il pianeta, come alluvioni o siccità».

Si definirebb­e un calciatore impegnato?

«Dipende cosa si intende. Il mio lavoro è il calcio, ma la vita normale è avere tante cose per la testa e qualcosa in cui credere. Finita la carriera poi ci saranno nuove porte da aprire».

C’è un libro che l’ha segnata?

«Ce ne sono tanti, ma quello che mi ha sconvolto anche per la difficoltà è stato Il Processo di Kafka».

L’uomo o la donna in politica con cui prenderebb­e un caffè?

«Per curiosità, per capirne le sfaccettat­ure caratteria­li e fargli domande su ambiente e immigrazio­ne direi Donald Trump. In Italia, andrei dal presidente Mattarella per chiedergli cosa pensa del futuro. E se si aspettava un’italia così quando aveva la mia età».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy