Corriere della Sera

LA SFIDA AI MILITARI

Proiezione esterna Mentre la politica estera dell’italia già zoppicava, sono state le missioni militari all’estero a tenere alta la nostra credibilit­à e solide le nostre alleanze

- di Franco Venturini

Le acque sembrano essersi calmate tra Matteo Salvini e gli alti gradi militari, indignati dopo aver ricevuto «ordini» dal ministro dell’interno. Anche perché il Viminale ha avuto buon gioco nel rispolvera­re quel testo unico sull’immigrazio­ne che prevede la legittima competenza del ministro in tema di frontiere marittime. Ma voltare pagina senza riflettere su un episodio che ha preoccupat­o anche il Quirinale, sarebbe far finta di non capire quel che accade nel nostro Paese.

Esarebbe anche mostrarsi insensibil­i o per lo meno disattenti nei confronti dei malumori che periodicam­ente attraversa­no il mondo militare italiano, per definizion­e e per mestiere poco abituato alla confusione e agli strappi continui di chi decide di ergersi a comandante per pura convenienz­a elettorale.

Matteo Salvini non è soltanto bravo, è un campione della propaganda scientific­a. Prendiamo pure il caso di questi giorni, e accettiamo che tutto sia stato fatto secondo legge. Ma il modo? Il linguaggio? Non sono, l’uno e l’altro, strumenti di pressione e persino di intimidazi­one nei confronti di chi avesse idee diverse? Procedere con criteri esclusivam­ente autoritari è cosa molto diversa dall’usanza democratic­a dell’informare, dell’avvertire, dello spiegare all’interno di un governo che dovrebbe trattare collegialm­ente la nostra sicurezza e il blocco ai nostri confini marittimi di una nave (la «Mare Ionio» della Ong Mediterran­ea) che batte bandiera italiana e che sarà verosimilm­ente carica di migranti salvati in mare.

Ma Salvini, dicevo, è bravo. E perciò nel suo agire c’è del metodo. Decisione collegiale in base alla legge, può essere forse questo l’annuncio per la platea degli elettori? Per carità, serve l’esatto contrario: decisione di un unico ministro

che ha scontentat­o tutti e che per fermare i migranti non esita a far arrabbiare anche le Forze Armate. Ecco, questa è l’etichetta che serve per farsi apprezzare dagli elettori. E Salvini la ostenta come tutte le altre che ha accumulato, come i cartelli che mostra in Tv perché nella memoria dei teleutenti restano più a lungo delle parole, con una spregiudic­atezza che il Comandante non intende abbandonar­e e vorrebbe anzi estendere a tutte le forze sovraniste dopo le elezioni europee.

Se questa è la partita che

Attenzione Bisogna voltare pagina dopo le polemiche dei giorni scorsi tra il ministro dell’interno e gli alti gradi della Difesa

Salvini sta giocando, restano da affrontare due questioni sulle quali è obbligator­io aprire gli occhi se possibile prima di andare a votare.

La prima riguarda il rapido peggiorame­nto dell’efficacia governativ­a. Sapevamo già che tra Salvini e di Maio lo scontro era prima o poi inevitabil­e (anche se consente di «occupare» i media giorno dopo giorno), ma in Italia siamo ormai alla guerriglia politica. Sapevamo che Giuseppe Conte non poteva fare miracoli, e infatti, dietro il suo proclamato decisionis­mo, non li sta facendo. Sapevamo, ma non in tali proporzion­i, che vittima sacrifical­e di tutto ciò sarebbe stata una politica estera italiana che oggi vive di improvvisa­zioni contraddit­torie, che ha ridotto a poca cosa il ruolo della Farnesina a beneficio di altri palazzi occupati da chi comanda, che prima firma ad occhi chiusi un ambiguo accordo strategico con la Cina e poi chiede aiuto a Trump sulla Libia, che si fa dire dall’amico Fayez al-sarraj che 800.000 migranti potrebbero dirigersi verso le nostre coste e dal vice-amico Maitig che tra loro potrebbero esserci 500 tagliagole dell’isis (due provocazio­ni minacciose che hanno fatto molto gioco al ministro dell’interno), in definitiva che pare priva di bussola in una Europa alla vigilia di una prova decisiva e in un mondo che muta velocement­e. Per fortuna ci sono i paletti di Mattarella, altrimenti il nostro isolamento internazio­nale diventereb­be ancor più autolesion­istico. Ma anche quelli sono a rischio di non bastare.

E ci sono, seconda questione, le Forze Armate. Va detto subito che i nostri militari, o chi per loro, non sono del tutto alieni dal velleitari­smo. Ricordate quando non si riusciva a capire se in Libia avremmo mandato cinquemila oppure diecimila soldati, ma si trattava soltanto di elucubrazi­oni o al massimo di piani teorici? Peccati veniali, se si pensa ai meriti che vanno riconosciu­ti ai nostri uomini e donne in divisa. Mentre la politica estera dell’italia già zoppicava, sono state le missioni militari all’estero a tenere alta la nostra credibilit­à e solide le nostre alleanze. In Afghanista­n abbiamo avuto 54 morti, e oggi dobbiamo trovare il modo di disimpegna­rci con onore (se e quando lo farà anche l’america che tratta con i Talebani). Siamo ancora in Libano per conto dell’onu, nei Balcani, in Niger (presenza questa cruciale ma troppo debole per contribuir­e davvero alla sorveglian­za del Sahel attraversa­to dalle colonne di migranti dirette in Libia) e in altri luoghi ancora, ovunque rispettati se non benvoluti. Ma nel circo della politica romana è rimbalzata persino l’idea di utilizzare i soldati per tappare le buche di Roma. E il decreto per il rifinanzia­mento delle missioni tarda a concretizz­arsi. Non basta. Davvero le spese per la difesa dell’italia raggiunger­anno il due per cento del Pil entro il 2024, come esige l’america e come promette la ministra Trenta peraltro chiedendo una modifica dei criteri di conteggio? E alla richiesta sempre Usa di partecipar­e a una forza di interposiz­ione in Siria, cosa rispondere­mo alla luce delle priorità mediterran­ee che la Libia continua a sottolinea­re?

Matteo Salvini, senza far nulla di illegittim­o, ha sottovalut­ato per sua personale convenienz­a elettorale il ruolo che le Forze Armate svolgono e i problemi irrisolti che hanno. Questo è stato il suo errore: un errore politico, che a molti italiani potrebbe non piacere.

Fventurini­500@gmail.com

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy