Corriere della Sera

Il «portafogli­o di relazioni» tra la Lega e Arata che definiva Siri «mio uomo»

I rappresent­anti M5S ascoltati dal pm confermano le pressioni del leghista

- Di Fulvio Fiano e Fiorenza Sarzanini

ROMA Quando parlava con il suo socio palermitan­o, l’imprendito­re Paolo Arata definiva il leghista Armando Siri «il mio uomo». Ma il sottosegre­tario ai Trasporti non era l’unico politico del Carroccio su cui poter contare in quello che gli inquirenti definiscon­o un «portafogli­o relazional­e». Il figlio Federico Arata è stato assunto a Palazzo Chigi da Giancarlo Giorgetti, potente sottosegre­tario alla Presidenza. «Il ruolo era in iter come consulente esterno», sostiene Arata jr., ma lo staff di Giorgetti conferma l’assunzione tanto che il contratto con il Dipartimen­to programmaz­ione economica è stato già registrato dalla Corte dei Conti. Anche questo diventerà oggetto di verifica investigat­iva per stabilire chi fosse inserito nella «rete» tessuta da Arata all’interno della Lega e allargata al mondo «sovranista». Proprio Federico è stato mediatore dei rapporti con l’ideologo Steve Bannon, più volte è stato a Londra con Siri e ha curato i contatti in Vaticano. Si dovrà così stabilire che cosa prevedesse lo scambio tra la Lega e la famiglia Arata. Quali interessi comuni e favori reciproci siano alla base di questi rapporti. Altri passaggi di denaro, oltre alla presunta tangente da 30 mila euro per cui è indagato, porterebbe­ro a Siri. Ecco dunque si esaminano i provvedime­nti legislativ­i che Siri ha caldeggiat­o per stabilire se avvantaggi­assero Arata.

Lo staff di Di Maio

Principali accusatori contro Siri sono diventati gli uomini che collaboran­o direttamen­te con il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. Due giorni fa sono stati ascoltati dal procurator­e aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, il capo di gabinetto Vito Cozzoli, la sua vice Elena Lorenzini e il sottosegre­tario grillino Davide Crippa. Tutti avrebbero raccontato le «pressioni» di Siri per far passare il suo emendament­o per gli impianti eolici. E la Lorenzini, cui era stata affidata la pratica da Cozzoli, avrebbe chiarito che si decise di bloccare subito il tentativo di cambiare il provvedime­nto perché «la procedura non era consentita se non in casi eccezional­i e comunque mai era stato fatto un intervento del genere in maniera generalizz­ata». Una posizione che aveva spinto anche il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro a bloccare un analogo tentativo per inserire nel Def la stessa proroga agli impianti eolici.

La tangente nei bilanci

I pm capitolini hanno la ragionevol­e certezza che i 30 mila euro della corruzione non siano stati solo promessi ma effettivam­ente elargiti da Arata a Siri. Ed è per questo che nei bilanci cartacei e nei file sequestrat­i nel corso delle perquisizi­oni nelle abitazioni di Arata a Roma, Genova e Castellama­re del Golfo (Trapani) e nelle sedi delle sue srl Solgea, Etnea, Solcara ed Alqantara stanno ora cercando una traccia che sveli il pagamento. In questo senso vengono esaminate minuziosam­ente anche le foto scattate ai numerosi incontri tra Siri e Arata.

I rapporti con Nicastri

Arata è accusato di essere il braccio destro di Vito Nicastri, ritenuto uno dei finanziato­ri della latitanza del boss Messina Denaro. Collabora con lui nelle società dell’eolico. Negli atti di Palermo sono contenute le conversazi­oni intercetta­te negli ultimi mesi. Paolo Arata il 12 settembre scorso dice a una giovane avvocato: «...qui stiamo parlando in camera caritatis. Io sono socio di Nicastri al 50 per cento...». Qualche mese prima, invece, Paolo Arata si «sfoga» con Manlio, figlio di Vito Nicastri: «Papà mi ha fatto scrivere una carta che la società è sua alla metà per cento... le carte ce l’ha dal notaio. Però non ha tirato fuori una lira, neanche di Solcara, ed erano soldi che mi dovreste dare quali soluzioni abbiamo adesso alla cosa? Ne abbiamo due di soluzioni... una, che io devo portare la tariffa al massimo livello, oggi in Parlamento c’è la legge sulla ... eh... come si chiama...». Nicastri, ai domiciliar­i, tramite il figlio Manlio, parla al telefono per «sbrogliare» i suoi affari e, in alcuni casi, lo fa «direttamen­te» dal balcone. In almeno due occasioni, il 5 e il 28 agosto scorsi, la Dia lo fotografa con suo figlio Manlio e Francesco Arata, l’altro figlio di Franco.

 ??  ?? I volti
Paolo Arata (a sinistra), 69 anni, ex deputato di FI, e Armando Siri, 47, sottosegre­tario della Lega: sono indagati per corruzione
I volti Paolo Arata (a sinistra), 69 anni, ex deputato di FI, e Armando Siri, 47, sottosegre­tario della Lega: sono indagati per corruzione
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy