Roma e il caso Ama Raggi non poteva bloccare i bonus
I meccanismi dei premi. La sindaca: querelo
Con le sue pressioni per far girare in passivo il bilancio dell’ama, la sindaca di Roma Virginia Raggi poteva evitare che l’azienda romana dei rifiuti distribuisse ai suoi dirigenti un bonus, e cioè il premio di risultato? Dopo la lettura dei contratti di settore, degli accordi aziendali e del bilancio stesso, si arriva alla conclusione che le cose non stanno così. Per due motivi.
Il primo è che il bonus — in base al contratto nazionale per i dipendenti e a una delibera del consiglio d’amministrazione del 23 ottobre scorso per i dirigenti — non è legato all’utile dell’azienda. Ma a un altro indicatore, e cioè al cosiddetto Mol, il margine operativo lordo, che fotografa in maniera più raffinata la redditività dell’azienda. Nel calcolo del Mol entra anche l’utile ma non si tratta dell’unica variabile. Il Mol dell’ama sarebbe stato positivo anche se non fossero stati conteggiati quei 18 milioni di euro, e cioè i crediti per i servizi cimiteriali dovuti proprio dal Comune di Roma che, secondo l’ex amministratore delegato dell’azienda Lorenzo Bagnacani, la sindaca Raggi non voleva fossero messi nel bilancio. Non solo. Anche se quei 18 milioni non fossero stati conteggiati, il loro peso, come le aziende fanno sempre, poteva essere spalmato su più anni alleggerendone l’impatto. Quindi i requisiti per il premio a dipendenti e dirigenti ci sarebbero stati lo stesso. A prescindere dall’utile dell’azienda e dal conteggio oppure no di quei crediti per 18 milioni di euro. Ma qui arriviamo al secondo motivo per cui l’accusa della sindaca non regge.
Per i dirigenti, che sono quelli di cui lei parla, le regole ci sono ma i premi non vengono pagati dal 2011. E questo in base a uno specifico accordo rinnovato più volte nel tempo, che tra il 2014 e il 2016 portò anche alla riduzione degli stipendi L’esposto
● Lorenzo Bagnacani, ex amministratore delegato e presidente di Ama, ha presentato un esposto ai pm in cui sostiene che la sindaca di Roma Virginia Raggi «avrebbe esercitato pressioni indebite su di lui e sul Cda dell’azienda, finalizzate a determinare la chiusura del bilancio dell’ama in passivo» dei dirigenti, del 5 o del 10% in base alla fascia di reddito. «Non conosco i dettagli della vicenda — premette il magistrato Alfonso Sabella, assessore alla Legalità nella giunta Marino — ma c’è da chiedersi perché l’anno prima la sindaca quel credito l’aveva riconosciuto mentre quest’anno non voleva». E ancora: «Forse voleva portare l’ama verso il concordato preventivo, cosa che può essere anche fatta nell’interesse della città. Ma per Atac, che al concordato preventivo c’è già arrivata, non mi pare che il servizio ai cittadini sia migliorato».
Il giorno dopo la tempesta sollevata dalla diffusione dei file audio in cui la sindaca invita Bagnacani a modificare il bilancio di Ama, Virginia Raggi passa al contrattacco. Sul piano politico-amministrativo facendo trapelare che a breve verrà riempita la casella ancora scoperta di amministratore delegato della municipalizzata per sostituire proprio Bagnacani. In pole position ci sarebbe Pieremilio Sammarco, titolare dello studio in cui Raggi cominciò la sua carriera da avvocato. Sul piano penale con la querela annunciata contro l’ex manager per diffamazione e calunnia in risposta al suo esposto sulle pressioni ricevute (all’interno del quale ci sono i file audio). Da novembre i pm Spinelli e Terracina, col procuratore aggiunto Paolo Ielo, indagano sulla vicenda per la quale hanno iscritto tra gli indagati il dg del Campidoglio Franco Giampaoletti, l’ex ragioniere del Comune, Luigi Botteghi, e il capo ad interim della Governance Giuseppe Labarile. L’accusa per tutti è tentata concussione. Un’ipotesi già scartata per la Raggi e in questo senso nulla aggiungerebbero le frasi rivolte a Bagnacani. Quanto al mancato riconoscimento del credito, non si configura l’ipotesi di falso in bilancio. Gli accertamenti della Guardia di finanza però continuano e, dopo Pasqua, Bagnacani potrebbe essere convocato in Procura. Insieme Virginia Raggi, 40 anni, sindaca di Roma, con Lorenzo Bagnacani, 48 anni, ex presidente e amministratore delegato di Ama
Le regole Riconoscimenti per i dirigenti fermi dal 2011 e non legati agli utili dell’azienda