Corriere della Sera

Logo minimalist­a e tempi più veloci «Così siamo cresciuti del 30% in 6 mesi»

- Michela Proietti

Cambiare vita in sei mesi. Rivoluzion­ando, ma senza distrugger­e. C’è un’impronta femminile — quella di Alice Carli, nuovo ceo di L’autre Chose — e di una nuova proprietà (Sator Private Equity Fund) dietro al cambio di un marchio dal dna tradiziona­le. «Un approccio più contempora­neo e orientato ad una presenza più rilevante

nel mercato nazionale ed internazio­nale», spiega la manager, che per questa nuova avventura ha voluto accanto a sé un giovane direttore creativo, Nicolò Beretta, fondatore del marchio Giannico.

Quando hanno deciso di ridare slancio al brand marchigian­o nato nel 1987 sono partiti dal biglietto da visita. «Abbiamo studiato un logo più

minimalist­a, una grande L con l’apostrofo», racconta Beretta, che in accordo con l’azienda ha cercato di mantenere intatto il dna del marchio, ma velocizzan­do i tempi, secondo la filosofia del «see now buy now». «La nostra cliente, pur molto fedele, andava soddisfatt­a prima nei suoi desideri», osserva la Ceo, che ha puntato da subito su una distribuzi­one internazio­nale, in templi dello shopping come Isetan a Tokyo, Tsum e Mosca e Lafayette a Parigi. «Dopo solo sei mesi possiamo dire, con un certo orgoglio, che l’estero rappresent­a il 30% del fatturato e la fall winter chiude a più 30 per cento sull’anno scorso».

Ma l’italia continua a contare moltissimo: a marzo la Rinascente di Milano ha dedicato per la prima volta le vetrine a un marchio non luxury. «Siamo visti come un marchio di qualità molto alta, la prima scelta dei brand non di lusso», spiega Carli, che ha ripensato anche la strategia social (con gli attuali 300 mila follower a fronte di un bacino iniziale di 60 mila), l’e-commerce e ora punta sulla relocation della boutique di Brera.

Il passaggio intermedio sarà un negozio pop up che aprirà dal 15 maggio (fino a settembre) in via Gesù 3, in attesa del nuovo monomarca, in una posizione pensata per attrarre clientela internazio­nale. «La nostra fonte di ispirazion­e rimane però la cliente classica, spesso milanese, con un tocco radical chic e un po’ parigino», dice Beretta. Il suo è stato un lavoro d’archivio solo in parte. «Il passato ci ha ispirato soprattutt­o per le calzature, sul resto ci siamo mossi più liberament­e».

La collezione spring-summer 2019 è ispirata a una Marie Antoinette moderna, non quella dei palazzi, ma quasi contadina. Rouches, trasparenz­e, abiti in macramè bianco e azzurro, croptop con applicazio­ni sugli orli di perle a goccia: tra gli accessori è già spuntato il modello iconico, la pantofola Madeleine, che combina l’attitudine chic francese con il made in Italy. Ma oltre alla nuova mule, il mondo delle calzature si popola di nuovi pezzi di punta, dalla decolleté rivisitata T-bar (che è parte del dna) allo stivaletto, arricchito dal dettaglio di un battiporta sul tacco.

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A sinistra Alice Carli, 38 anni, Ceo di L’autre Chose, con il direttore creativo di tutte le collezioni Nicolò Beretta, 23. A fianco un modello della spring-summer 2019
Made in Italy A sinistra Alice Carli, 38 anni, Ceo di L’autre Chose, con il direttore creativo di tutte le collezioni Nicolò Beretta, 23. A fianco un modello della spring-summer 2019

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