Corriere della Sera

Sangue, storia: la cronaca nera di Ellroy

L’omicidio dell’attore Sal Mineo a Los Angeles nel ’76, la morte violenta di due ragazze a New York nel ’63 Razzismo e pregiudizi­o nel nuovo libro dello scrittore

- Di Gianni Santucci

Sal Mineo lo rapinarono. Era famoso. Era la spalla di James Dean. Volto di Gioventù bruciata. Prese una coltellata al cuore. Indossava una camicia blu a fiori rossi e bianchi la sera del 12 febbraio 1976, mentre tornava a casa in Holloway Drive, vicolo di West Hollywood, dove lo trovarono a terra in agonia. Il sangue s’allargava in una pozza che scorreva per tre metri accanto al corpo. Sal Mineo aveva 37 anni. Era un attore con una nomination all’oscar ed era gay. «Gettammo la nostra prima occhiata nella vita della vittima». È la voce dei poliziotti a raccontare. Si fecero trascinare. «Il caso Mineo indusse un esauriment­o di massa». Grande scavo nell’esistenza borderline dell’attore ammazzato. Indagine con derive morbose. Poca apertura per la soluzione alternativ­a (che alla fine sarà quella giusta): un rapinatore balordo. «Ho assunto la voce di quei poliziotti», ha raccontato James Ellroy in una recente intervista a «la Lettura». È la chiave narrativa della short novel che Einaudi Stile libero porta in Italia insieme a un altro racconto, con il titolo «contenitor­e» Cronaca nera. È anche un rovesciame­nto, un esperiment­o. Un ritorno.

Perché Sal (Salvatore) Mineo è già stato un personaggi­o letterario in alcuni capolavori precedenti di Ellroy. Usato come feticcio da fiction per sceneggiar­e i retroscena degradati dell’altra Hollywood. Ora lo scrittore s’è invece calato nel casellario della polizia di Los Angeles. Due settimane di studio a fine 2017 negli archivi dello Sheriff’s homicide bureau. A fianco, la sua guida e amico Glynn Martin, ex poliziotto di quel dipartimen­to. Sette faldoni di documenti. Qualche buco: le foto della scena del crimine sono andate disperse. Ellroy ne è comunque venuto fuori con verbali di interrogat­orio, ricostruzi­oni,

testimonia­nze, centinaia di dettagli. Poi ha settato la sua macchina letteraria sulla non fiction e su una trama meno complessa rispetto ai grandi romanzi (un solo caso, un’unica indagine per ogni racconto). Il risultato sono questi due lavori serrati e potenti. Sangue e storia negli anni 1963 e 1976. Due inchieste che formano un coast to coast: New York e Los Angeles. «Mi interessa il crimine. Vivo nel passato», ripete da anni Ellroy, segnando i confini alle interpreta­zioni del suo lavoro. Scoraggia chi prova a leggere altri significat­i. Ma a quest’indicazion­e è lecito disobbedir­e.

Career girls murders, il secondo romanzo breve, è la storia della morte violenta di due ragazze e dell’indagine che incastra un uomo di colore innocente. Poisoned consensus: questo è il motore che fa scorrere il racconto, la febbre della polizia che deve consegnare al più presto un colpevole alla giustizia e all’opinione pubblica. Le menti incolpevol­i dei poliziotti (non lo fanno per volontà, né per razzismo, ha spiegato Ellroy) vengono risucchiat­e dentro un’onda da «grande caso».

I detective abdicano alla loro profession­alità. Consegnano la loro intelligen­za a un senso comune eccitato e nevrotico, all’ansia, alla corrente che monta quando s’aggrappa a un’intuizione fallace e inizia a scorrere in una direzione: anche se è la direzione sbagliata. L’elemento decisivo che dà senso e profondità a questa storia è la data.

Il duplice omicidio è del 28 agosto 1963. Quel giorno, quando vengono trovati i cadaveri delle ragazze, l’america segue la grande marcia per i diritti civili che attraversa le strade di Washington. Martin Luther King pronuncia al mondo: «I have a dream». Per l’omicidio delle due donne a New York verrà ingiustame­nte incriminat­o un uomo di colore. E così, uniti i punti, i confini (pur se dettati dallo stesso autore) traballano: il racconto non fiction così aderente alla realtà poliziesca e giudiziari­a diventa un apologo sull’america che sprofonda in una medievale ordalia contro un capro espiatorio. E quel capro espiatorio viene individuat­o proprio mentre un pezzo dell’america sta lottando in direzione opposta. Pregiudizi­o di massa contro massa in marcia per i diritti. Il maestro delle trame noir e del linguaggio letterario applicato al crimine condensa in questi racconti il magma della tensione sociale di un’epoca. Il ritmo della narrazione tiene agganciati i pezzi della Storia in tutti i loro livelli di contraddiz­ione e complessit­à.

La sorte dell’innocente, alla fine scagionato, avrà anche un peso nel dibattito per l’abolizione della pena di morte nello Stato di New York. Quintessen­za Ellroy: che stavolta non si dispiega nella ricchezza del mastodonti­co affresco (American tabloid, Perfidia), ma si rivela nel profilo di due piccole sculture.

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L’analisi dei crimini, così aderente alla realtà, diventa un apologo sull’occidente

 ??  ?? Dannati Un’immagine da Gioventù bruciata (titolo originale Rebel Without a Cause), film del 1955 diretto da Nicholas Ray. Da sinistra: Sal Mineo (1939-1976), James Dean (1931-1955), Natalie Wood (1938-1981). Tutti e tre gli attori sono morti in circostanz­e tragiche (foto: Getty Images)
Dannati Un’immagine da Gioventù bruciata (titolo originale Rebel Without a Cause), film del 1955 diretto da Nicholas Ray. Da sinistra: Sal Mineo (1939-1976), James Dean (1931-1955), Natalie Wood (1938-1981). Tutti e tre gli attori sono morti in circostanz­e tragiche (foto: Getty Images)
 ??  ?? Maestro James Ellroy è nato a Los Angeles nel 1948 (foto Universal Pictures)
Maestro James Ellroy è nato a Los Angeles nel 1948 (foto Universal Pictures)

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