Corriere della Sera

Super Fognini battuto Nadal

L’azzurro oggi contro il serbo Lajovic per il titolo: «Se me l’avessero detto, avrei riso»

- Di Gaia Piccardi

Aspetti una giornata così per tutta la vita. A Montecarlo, il torneo des italiens. Sulla superficie più amata. Contro il più forte giocatore da terra battuta della storia, Rafa Nadal. Ti svegli e, invece del sole, tira un vento da regata. E allora ti ricordi di essere uomo di mare, nato a 40 km di curve dalla pagina di storia che stai per scrivere: domini gli elementi, il vento e Nadal, e sbuchi alla supersonic­a velocità di 31 anni e 331 giorni nella prima finale di un Master 1000 (l’eccellenza oltre la quale ci sono solo gli Slam) della carriera.

«Perfetto, sono stato perfetto» mormora Fabio Fognini una volta compiuto il misfatto: 6-4, 6-2 al molosso che al Country Club non perdeva dalla semifinale del 2015. Otto titoli Atp al cospetto di 17 titoli Slam (e 11 corone di Montecarlo), in un sabato spazzolato dal Maestrale e dal destino, possono bastare: «Una partita strana, in cui piano piano mi sono sciolto. Con Rafa non te la puoi fare addosso: devi rischiare. Quello che ha fatto sulla terra parla da solo». Arrivato nel Principato con il morale a terra (cinque uscite al primo incontro negli ultimi sei tornei) e la caviglia dolorante, l’azzurro ha acquistato fiducia strada facendo: il primo turno ribaltato con Rublev, la fortuna del ritiro di Simon, un match solido con Zverev (n. 3), la vittoria in rimonta su Coric, il capolavoro con Nadal (n. 2), battuto «dascere alla mia famiglia e ai miei amici», con il piccolo Federico per la prima volta spettatore di un’impresa da protagonis­ta, la gioia più grande.

Avvio in salita: 3-1 Nadal. Controbrea­k immediato, perché se Rafa prende il largo poi non rimane che il binocolo. 3-3. Nono game orribile dello spagnolo, che con tre errori gratuiti cede a zero il gioco al rivale. 4-3. Set-point grazie a un nastro favorevole, 6-4 con volée di dritto in allungo su passante di Nadal. Lì il campione esce dal campo, 4-0 Fognini sigillato da un rovescio lungolinea. Tre match point annullati sul 5-0, quando il niño ha un sussulto d’orgoglio, sale 5-2 e viene infilato dall’ultimo, precisissi­mo, dritto di Fabio, che atterra sulla riga con un poetico toc.

Non c’era aruspice che alla vigilia del torneo di Montecarlo potesse leggere nelle vidi un avvio di stagione sul rosso perlomeno bizzarro (Djokovic, Zverev, Thiem, gli specialist­i sono apparsi un po’ in ritardo di condizione, Nadal ha definito la semifinale «il peggior match che ho giocato sulla terra negli ultimi 14 anni») una finale tra Fognini e il serbo Drusan Lajovic, 28 anni, n. 48 del ranking, nessun titolo Atp, allenato dall’ex coach del ligure, quel José Perlas che l’aveva portato al n. 13 del mondo («Ho detto a Josè di tenersi pronto: lo insulterò per tutta la finale» scherza, ma nemmeno troppo, il nostro). Il messaggio è chiaro: un’altra occasione così ghiotta non si ripresente­rà. «Lo sport è imprevedib­ile. Se mi avessero detto che sarebbe uscita questa finale all’inizio del torneo, mi sarei messo a ridere». Mica solo tu, Fabio.

Vento e talento L’azzurro doma il vento e il numero 2 del mondo: «Questa volta sono stato perfetto»

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Fabio Fognini, 31 anni, numero 18 del ranking mondiale, esulta: ha detronizza­to Rafa Nadal, 32 anni, n. 2 del mondo, dalla terra rossa di Montecarlo
(Getty Images) Felicità Fabio Fognini, 31 anni, numero 18 del ranking mondiale, esulta: ha detronizza­to Rafa Nadal, 32 anni, n. 2 del mondo, dalla terra rossa di Montecarlo

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