Corriere della Sera

Dispetti e ripicche, rischio boomerang per i vice premier

- Di Antonio Macaluso

Dritti al cuore del problema: è mai possibile governare un Paese a colpi di ripicche, dispetti, vendette? Che la storia non abbia insegnato che in politica, ancor più che nel resto della vita quotidiana, le ritorsioni possono avere un brutto effetto boomerang? Se intraprend­i il percorso della vendetta, inizia a scavare due tombe: una per il tuo nemico, e una per te, recita una massima di Confucio che sembra calzare a meraviglia alla rissa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Sono davvero sicuri i due vicepresid­enti del Consiglio che lanciarsi bordate di parole velenose e — ancor peggio — sabotare l’uno i provvedime­nti proposti dall’altro, sia foriero di risultati positivi? Al di là della scadenza elettorale del 26 maggio, non pensano che ci sia un Paese attonito che assiste a quello che nel far west avrebbe avuto i connotati di una rissa da saloon con tanto di lancio di sedie e bottiglie? Ammettiamo anche che ci siano tifoserie a sostenere questa lunga, vergognosa scazzottat­a di governo, ma come pensano reagirà, alla lunga, la maggioranz­a degli italiani? Davvero pensano che i muscoli attraggano più del confronto? Che senso ha — esempio tra le molte ripicche in corso — bloccare un provvedime­nto che, sulla carta, dovrebbe rimettere in moto la Capitale? Posto che ormai da settimane Salvini sta attaccando (non senza ragioni, va detto) la gestione della sindaca Virginia Raggi, immaginand­o di sostituirl­a al più presto con un esponente della Lega, è politicame­nte intelligen­te bloccare una norma che aiuterebbe i romani?

Non sarà che, nella foga di menar colpi, si stiano smarrendo lucidità e senso dello Stato?

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