Corriere della Sera

«Non sanno più cosa contestano Dopo Notre-dame lontani dalla gente»

Il sociologo: realtà amplificat­a dalle immagini

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

«Il movimento è cambiato, è infiltrato da estrema destra e estrema sinistra, dai black bloc, e i francesi che prima in maggioranz­a lo appoggiava­no o almeno lo comprendev­ano ne hanno abbastanza. La prima svolta c’è stata il 1° dicembre con il saccheggio all’arco di Trionfo. Da allora il sostegno è diminuito fino a diventare negativo. “Ora basta”, è il sentimento comune», dice il sociologo Jean-pierre Le Goff.

È un momento particolar­e nella vita politica e sociale della Francia, si passa in pochi giorni dalla commozione per Notre-dame alle ennesime violenze dei gilet gialli.

«Mi sembra lo specchio di quella che io definisco la “Francia frammentat­a”: i gilet gialli, così caotici e divisi al loro interno, mi sembrano una metafora del Paese. Ma se il resto della Francia prova a darsi degli obiettivi, loro sono completame­nte privi di progetto politico. Contestano, ma non sanno più che cosa».

Forse sono uniti da un generico anti-capitalism­o?

«Ma allora avrebbero dovuto attaccare la sede del Medef (la Confindust­ria francese, ndr), che sta a due passi dagli Champs Elysées, invece in 23 sabati non lo hanno mai fatto».

All’inizio i gilet gialli si battevano contro i rincari della benzina.

«Ma quell’aspetto oggi è dimenticat­o. Il movimento è diventato subito un’altra cosa ed è sprofondat­o nella violenza. I movimenti sociali del passato talvolta hanno fatto ricorso alla violenza, ma almeno avevano un progetto, un’idea diversa di società. Qui c’è il nulla. Tutto è partito dai social media, è questo che oggi struttura i movimenti sociali. Si sono radunati all’inizio nelle rotonde stradali, sembravano i flashmob di Facebook, una cosa divertente, conviviale, fatta per sentirsi uniti. Solo che ben presto chiunque si è aggregato con le richieste più varie, chiunque scrive uno slogan diverso, è l’anarchia».

Crede che l’influenza di Internet sia decisiva?

«Assolutame­nte sì, e si accompagna a un impoverime­nto culturale molto importante».

Che cosa pensa della succession­e di eventi, l’emozione globale per Notre-dame e oggi di nuovo gli incidenti a Parigi e a Tolosa?

«Questo Paese ha la capacità di unirsi nei momenti cruciali e questo è un bene, ma purtroppo dura poco. Oggi c’era già chi protestava per i finanziame­nti a Notre-dame, mi ricordano quelli che si lamentavan­o per i soldi stanziati per le portaerei o per andare sulla Luna. Sono piani diversi, e io non vorrei vivere in una società dove non si spendono soldi per la cultura, l’arte, insomma quello che fa di noi una civiltà».

La nostra è l’epoca della reattività emozionale. Abbiamo applaudito i pompieri, ma la capacità di unirsi dura poco

L’emozione per Notre-dame è stata eccessiva?

«No, io la comprendo e anzi mi ha fatto piacere vedere tante persone commosse, in Francia e nel mondo. La nostra è l’epoca della reattività emozionale, e le fasi successive che viviamo in questi giorni lo dimostrano».

 L’influenza di internet in cui ognuno dice la sua si accompagna a un importante impoverime­nto culturale

Che cosa significa «reattività emozionale»?

«Ogni evento provoca emozioni e reazioni istantanee. Abbiamo appena applaudito i pompieri di Notre-dame ma durerà poco».

Dopo gli attentati i francesi applaudiva­no e abbracciav­ano per strada i poliziotti. Ieri c’era chi gridava agli agenti «suicidatev­i!».

«Una vergogna insopporta­bile. Ma la realtà non esiste più, tutto è condiziona­to dal fatto che ogni fatto viene istantanea­mente filmato e diffuso online. Ogni sabato c’è la manifestaz­ione, auto che bruciano, un ragazzo che tira pietre e filma con lo smartphone e le telecamere che filmano colui che filma. In strada ci sono poche migliaia di persone in un Paese di 66 milioni di abitanti, ma tutti stanno a guardare i violenti, e siamo costretti a tenere il punteggio come in una partita: quanti arresti, quanti feriti, quanti partecipan­ti, più o meno della volta precedente. Viviamo in una specie di bolla di immagini e di linguaggio».

Che cosa può fare Macron per fermare le violenze?

«Queste manifestaz­ioni mi sembrano indipenden­ti dalle risposte che ha dato e darà Macron. I francesi adesso sono stufi e vogliono ordine, ma un meccanismo, sia pure minoritari­o, si è messo in moto e la prossima scintilla potrebbero essere i temi ecologisti».

 ?? (Anne-christine Poujoulat/afp) ?? Tra i gas Gruppi di gilet gialli manifestan­o sotto la statua di Place de la Republique, avvolti dai gas lacrimogen­i
(Anne-christine Poujoulat/afp) Tra i gas Gruppi di gilet gialli manifestan­o sotto la statua di Place de la Republique, avvolti dai gas lacrimogen­i

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