Corriere della Sera

Il grande freddo tra Merkel e Macron L’ultima frattura causata dalla Brexit

Dalle armi a Riad ai negoziati con gli Usa alle riforme Ue, si incrina l’asse franco tedesco

- Dal nostro corrispond­ente a Berlino Paolo Valentino (Ap)

temi vuole da sempre la Commission­e sorretta da un mandato unanime per negoziare. Ultimo ma non ultimo, lo scontro aperto offerto a Washington in margine al vertice del Fondo monetario internazio­nale dai due ministri delle Finanze. Senza preavvisar­e il collega tedesco, Bruno Le Maire ha detto infatti che «i Paesi in buone condizioni di bilancio devono investire di più per contrastar­e insieme a noi il rallentame­nto dell’economia», citando la Germania, l’olanda e la Finlandia. «L’economia tedesca cresce e non abbiamo alcuna recessione», gli ha risposto piccato Olaf Scholz. A chiudere l’argomento ci ha pensato la stessa cancellier­a, facendo dire al suo portavoce: «Non vediamo alcuna necessità di un programma congiuntur­ale». Commenta la Süddeutsch­e Zeitung: «Il tono francese è provocator­io, dannoso e farebbero meglio a smetterla».

Non va meglio sul piano personale fra i rispettivi leader. Chi ha incontrato Emmanuel Macron negli ultimi mesi, lo descrive «esasperato e deluso» da Angela Merkel, che non ha mai concesso nulla alle sue ambiziose proposte di riforma per l’europa, dal bilancio per l’eurozona al ministro delle Finanze europeo. E quando alla fine una risposta è arrivata, a firma non di Merkel ma di Annegret Krampkarre­nbauer, la sua erede alla guida della Cdu, al danno di un no su tutta la linea, si è aggiunta la beffa della proposta di abolire Strasburgo come sede dell’europarlam­ento: per i francesi un’offesa indelebile.

Cosa c’entri la Brexit con questa deriva che allontana progressiv­amente Berlino da Parigi e sembra inceppare in modo irreversib­ile il motore franco-tedesco, è presto detto. Il Regno Unito è stato per anni l’alibi dietro il quale la Germania ha potuto nasconders­i per frenare la vocazione

Il liberismo britannico Londra era l’alibi dietro il quale Berlino si poteva nascondere per frenare lo statalismo francese

Tensioni personali

La cancellier­a era infuriata all’ultimo vertice Ue, il presidente si dice deluso da lei

statalista e interventi­sta francese. Londra in altre parole, con le sue posizioni irrevocabi­lmente liberiste, ha sempre fatto da correttivo, offrendo alla Germania uno schermo per resistere alle pressioni della Francia. Con la Brexit, o meglio già con il suo solo effetto di annuncio, non ci sono più filtri: se vuole bloccare le proposte di Parigi, Berlino deve metterci la faccia. L’amore è finito, la rotta di collisione inevitabil­e.

Una consideraz­ione finale. Senza alcuna Schadenfre­ude, il danno è profondo e collettivo, la crisi tra Parigi e Berlino apre in teoria spazi immensi al ruolo europeo dell’italia. Se solo avessimo un governo e una classe dirigente che pensassero all’europa, si dessero un progetto strategico, non fossero eternament­e preda dell’improvvisa­zione e del provincial­ismo.

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