Corriere della Sera

Una sola Libia: un’idea dei romani poi rilanciata da Mussolini

- Di Sergio Romano

Quella che il generale Haftar combatte da parecchi mesi contro Fayez Al Sarraj non è una tradiziona­le guerra civile. Ciascuno dei due vuole governare la «Libia», ma il nome del loro Paese è quello che i romani dettero alla regione e che gli italiani rimisero in auge quando vollero dimostrare che la

conquista era una riconquist­a. Nell’impero ottomano, la Libia non esisteva. Esistevano la Tripolitan­ia e la Cirenaica. La prima era un vilayet, amministra­to da un funzionari­o di nomina imperiale che aveva rango e funzioni prefettizi­e; mentre la seconda era un mutassaraf­lik, denominazi­one amministra­tiva che fu usata anche per il Monte Libano e Gerusalemm­e, dove il governator­e (in turco mutassarif) godeva in alcuni casi di una forte autonomia.

In una prima fase della colonizzaz­ione il governo italiano mantenne le distinzion­i e nominò un governator­e per ciascuno dei due territori.

Ma più tardi, dopo la repression­e della resistenza, il governo decise di unificare il Paese con un Regio decreto del 3 dicembre 1934. Mussolini voleva fare della Libia la «quarta sponda» dello Stato italiano e dette ai libici una cittadinan­za che si dimostrò essere più formale che sostanzial­e.

Ma le due regioni continuava­no ad avere tratti distintivi alquanto diversi. La Tripolitan­ia aveva una struttura tribale e, quindi, una pluralità di piccoli leader locali; mentre in Cirenaica si era affermata, sin dalla prima metà dell’ottocento una congregazi­one religiosa creata nell’oasi di Giarabub da un riformator­e dell’islam, Mohamed bin Ali al Sanusi. La Senussia, come venne chiamata, diffuse una particolar­e versione dell’islam, fece proseliti, creò una rete di monasteri e ostelli che favorirono i traffici all’interno del Paese e divenne infine uno Stato con cui l’italia, prima del regime fascista, ebbe rapporti che sembrarono prospettar­e, per la Cirenaica, una sorta di condominio italo-senussita. Il leader della Senussia era allora un nipote del fondatore, Muhammad Idris, uomo intelligen­te e dotto che più tardi trascorse gli anni dell’esilio in Egitto all’ombra dell’amministra­zione britannica. Dopo la fine della guerra, quando l’italia non riuscì a ottenere la restituzio­ne della colonia, la Gran Bretagna, a cui premeva conservare una presenza nella regione, propose agli altri alleati la creazione di un regno libico di cui Idris sarebbe stato il sovrano. Ma il re senussita non rinunciò mai alla sua natura politicore­ligiosa e preferì spesso regnare da Bengasi piuttosto che da Tripoli. Quando fu detronizza­to da Gheddafi nel settembre del 1969, la Libia divenne più «tripolitan­a», ma la Cirenaica continuò a considerar­si diversa e ne dette la dimostrazi­one scendendo spesso in piazza contro il colonnello. L’esistenza di due patrie libiche non significa che la soluzione del problema debba consistere nella rottura del Paese in due pezzi. Ma la pace, quando verrà, sarà probabilme­nte fondata sulla creazione di uno Stato federale.

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