Bimbo strangolato, in arresto il padre
Frosinone, l’uomo fermato due giorni dopo la madre del piccolo Gabriel. La casa sequestrata
PIEDIMONTE SAN GERMANO (FROSINONE) Nell’hotel San Germano, a due passi dalla piazza del municipio, ma soprattutto dalla Borgata Volla, Rocca Di Branco resta chiusa nella camera che i servizi sociali del Comune le hanno riservato dopo il sequestro del tugurio in cemento e lamiera dove viveva con la sua famiglia. La nonna del piccolo Gabriel aspetta di essere interrogata di nuovo: i sigilli affissi dai carabinieri a tutte le porte della casa precaria nel borghetto accanto allo stabilimento Fiat — dove abitava con il nipotino, i figli Donatella e Luciano Di Bona e la bisnonna del piccolo, con problemi di disabilità —, avvalora l’ipotesi fatta ieri dagli stessi investigatori dell’arma che il bambino di due anni e quattro mesi possa essere stato ucciso in un luogo diverso dalla strada di campagna dove la madre, Donatella, aveva inizialmente inventato la storia dell’auto pirata, per poi confessare di aver strangolato il figlio «perché piangeva e voleva tornare dalla nonna», come ha ammesso la giovane fra le lacrime.
Donatella, 29 anni, è in carcere a Rebibbia, e 48 ore più tardi anche il padre del piccolo, Nicola Feroleto, è finito dietro le sbarre per concorso in omicidio volontario aggravato. Un colpo di scena arrivato nella notte di venerdì quando i carabinieri del Reparto operativo di Frosinone e della compagnia di Cassino hanno smontato del tutto l’alibi che il 48enne si era costruito per il pomeriggio di mercoledì, quando è morto Gabriel: Feroleto non è mai stato in farmacia a Villa Santa Lucia con il figlio quindicenne, avuto dalla compagna con la quale convive dal 2006 nella frazione a otto chilometri da Piedimonte.
Condotto in caserma, Feroleto — che fra giovedì e venerdì anche davanti alle telecamere dei tg si era rammaricato per il fatto di non essere riuscito a calmare Donatella e a salvare Gabriel —, ne è uscito in manette cinque ore più tardi. Per chi indaga, coordinato dal procuratore di Cassino Luciano d’emmanuele e dai pm Valentina Maisto e Roberto Bulgarini Nomi, l’ex autista di camion ha avuto un ruolo chiave nella morte del bambino: ha partecipato direttamente o almeno assistito all’omicidio, senza intervenire. E poi avrebbe cercato di nascondere la verità, supportando la versione dell’amante.
Il movente di quello che per i carabinieri è un delitto a quattro mani non è ancora chiaro, e i militari dell’arma stanno analizzando ogni aspetto dei rapporti fra lui e la madre del piccolo, come quelli con altre donne. Sullo sfondo accertamenti negli ambienti dello spaccio di stupefacenti. «Mia figlia non può aver fatto una cosa del genere», ripete la madre di Donatella, mentre ieri pomeriggio Feroleto, assistito dall’avvocato Luigi D’anna, ha incontrato il pm Maisto nel carcere di Cassino per rilasciare dichiarazioni spontanee, in attesa dell’udienza di convalida del fermo di domani davanti al gip Salvatore Scalera.
Nelle stesse ore il medico legale Stefano Macciocchi ha concluso l’autopsia, che avrebbe confermato l’asfissia come causa della morte. Il corpo del bimbo però non è stato messo a disposizione dei familiari. La dinamica dell’omicidio è legata alla ricostruzione fornita dalla madre Donatella: «Per farlo stare zitto gli ho stretto le mani al collo e poi gli ho tappato la bocca». La storia del raptus non convince i carabinieri. E così i funerali di Gabriel non sono stati ancora fissati.