MAGNITUDO 6.5
Lorenzo conferma che «sì, è un’idea nostra. Non sapevamo più a che santo votarci e un giorno ci siamo detti: accendiamo queste spie, magari qualcuno le nota...».
Le «spie» sono di allarme. Sono lenzuola bianche appese alle finestre e ai balconi di Norcia, città umbra piegata dal terremoto del 30 ottobre 2016. Lorenzo Delle Grotti parla a nome del Comitato Rinascita Norcia e spiega che la sua comunità stenta a rialzarsi. Usa di nuovo una metafora: «È come se avessimo avuto un infarto. Il tempo è fondamentale, non possiamo più perderne, è una questione di sopravvivenza». Il problema? La ricostruzione che non decolla. E la cosa avvilente è che i soldi ci sono ma non si riesce a spenderli perché la burocrazia è più potente del desiderio di risollevarsi. Allora ecco la rivolta delle lenzuola: il comitato ha invitato i cittadini a protestare e la protesta si è affacciata a balconi e finestre.
«Unica grande opera: ricostruire il centro Italia» dice una delle scritte rosse che campeggia su un lenzuolo. «Ci avete lasciati soli» ha scritto qualcun altro stavolta con un pennarello nero. «Vivere=ricostruire. Quando?» chiede un telo bianco appeso
Norcia (sopra, la torre civica) fu investita da due scosse di magnitudo 5.4 e 5.9 il 26 ottobre 2016, e quattro giorni dopo dal terremoto che produsse i maggiori danni, di magnitudo 6.5, il più forte in Italia da quello dell’irpinia nel 1980. Risentì anche delle scosse di 5.5 del 18 gennaio 2017 con epicentro in Abruzzo e tecnico-burocratici è «asfissiante», per dirla con il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno: «Le faccio delle cifre. I calcoli dicono che a fine 2018 in tutto il cratere abbiamo speso circa il 2,6% dei fondi disponibili per la ricostruzione. E vuole sapere quanto abbiamo speso dei 70 milioni di euro assegnati per le opere pubbliche a Norcia? Zero. Nemmeno un centesimo. E avremmo da costruire scuole, comune, teatro, biblioteca... Dal governo ci danno come risposta lo sblocca cantieri ma da una prima occhiata non mi risulta che sblocchi la nostra situazione».
Per accelerare e far partire i lavori, volano per l’occupazione locale, servirebbe soprattutto semplificare il processo istruttorio delle singole pratiche che adesso richiedono