La Valle dei Mocheni, dove sopravvive il tedesco di secoli fa
Si chiama la valle dei Mocheni ed è forse la valle più segreta di tutto il Trentino, benché si trovi soltanto a 20 chilometri da Trento. Ed è anche una delle più belle di tutta la provincia, segnata da piccoli paesi che conservano il loro aspetto originale e un gran numero di masi sparsi lungo i pendii. «Valle incantata» la definì lo scrittore austriaco Robert Musil che qui combattè durate la Grande guerra come tenente dell’esercito austroungarico, e vi ambientò una famosa novella intitolata «Grigia». Si chiama anche valle del Fersina, il torrente che la percorre, ma Mocheni — che viene dal tedesco machen e vuol dire fare — è forse il nome che racconta meglio la sua storia. Nella parte alta sopravvive, infatti, pur essendo in Trentino e non in Alto Adige, una piccola isola linguistica di antico tedesco, retaggio del XV e XVI secolo quando le locali miniere di rame, argento, piombo e quarzo attirarono lavoratori provenienti dalle regioni germaniche della Mitteleuropa. Per contro i contadini mocheni, durante i mesi invernali, si trasformavano in mercanti ambulanti e se ne andavano lontano — finanche in Turchia — vendendo piccole immagini sacre sotto vetro. Oggi i mocheni sono principalmente agricoltori: dei piccoli frutti di Sant’orsola e di vigne — il Muller Thurgau — che in filari perfetti si arrampicano sui declivi: di lingua italiana o antica tedesca restano comunque molti «fattivi», mocheni appunto. L’ideale sarebbe percorrerla a piedi la valle, approfittando delle numerose baite sparse tra prati e boschi dei due versanti, magari su fino a Palù del Fersina con vista magnifica sulla sottostante Valsugana. E chi ancora avesse respiro potrebbe allungare di altre due ore il cammino per raggiungere il luogo più incantato dell’incantata valle: il piccolo lago di Erdemolo, a duemila metri.