Corriere della Sera

VERTICE SUI BALCANI, UN’ITALIA DEBOLE NON INVITATA A BERLINO

- Di Maurizio Caprara

Sono decenni che presidenti del Consiglio e ministri italiani rivendican­o per il nostro Paese il ruolo di costruttor­e di ponti nel Mediterran­eo. È bastato tuttavia meno di un anno al governo 5 Stelle-lega per ridurre la nostra influenza tra le sponde di questo mare. Fu la spinta dell’italia nel 2016 a contribuir­e a far insediare a Tripoli il presidente Fayez al Sarraj, adesso in Libia insidiato dall’offensiva del generale Khalifa Haftar appoggiato da Russia, Egitto e Francia. E un prossimo schiaffo, meno rumoroso, è in arrivo: finora non è prevista alcuna presenza italiana al vertice sui Balcani occidental­i convocato da Germania e Francia a Berlino per il 29 aprile. La cancellier­a Angela Merkel e il presidente Emmanuel Macron si sono guardati dall’invitare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte o suoi supplenti. Si sono assicurati che alla riunione prenderann­o parte capi di Stato, di governo e delegati dei Paesi della regione interessat­a. Per dar rilievo all’appuntamen­to è stata ottenuta la partecipaz­ione del presidente della Commission­e europea Jean-claude Juncker e dell’alto rappresent­ante dell’ue per Affari esteri e sicurezza Federica Mogherini. Il vertice del 29 rientra nelle azioni comuni franco-tedesche incentivat­e dal Trattato di Aquisgrana. Potrebbe gettare le basi di un gruppo di testa nella definizion­e delle politiche europee sui Balcani a noi vicini. Se invece di definire Macron «pessimo presidente» da cacciare, il ministro dell’interno Matteo Salvini avesse curato gli affari interni, e se Luigi Di Maio si fosse occupato di far sviluppare l’economia invece di incontrare gilet gialli abituati a fuoco e fiamme contro l’eliseo, il dialogo con Parigi sarebbe stato meno accidentat­o. Brillante risultato, l’esclusione del 29 aprile. A scapito dell’interesse nazionale.

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