Corriere della Sera

Confcommer­cio scrive a Tria: «Lo scontrino digitale va rinviato»

Avvio dal 1° luglio per i negozi sopra i 400 mila euro, «mancano i tempi tecnici»

- Michelange­lo Borrillo

L’addio al vecchio scontrino fiscale, a 36 anni dalla sua introduzio­ne nel 1983, non sarà così facile come era stato ipotizzato nel decreto 119/2018, collegato alla legge di Bilancio 2019. Il quadro normativo ancora incompleto, da una parte, e possibili problemi tecnici, dall’altra, hanno spinto la Confcommer­cio, in una lettera inviata dal presidente Carlo Sangalli al ministro dell’economia Giovanni Tria, a chiedere un rinvio della prima scadenza fissata al prossimo 1° luglio.

La novità che partirà fra 2 mesi circa per i commercian­ti al dettaglio con un volume d’affari annuo superiore a 400 mila euro e per tutti gli altri dal 1° gennaio 2020, è epocale: il foglietto con cui si uscirà dai negozi non avrà più valenza fiscale, bensì solo commercial­e, per eventuali sostituzio­ni o garanzie. I negozianti dovranno sostituire i registrato­ri di cassa analogici con quelli digitali, o adattare i vecchi strumenti (sempre che non siano troppo vetusti) con un apposito software: alla scadenza del 1° luglio dovrebbero farsi trovare pronti, secondo le stime di Confcommer­cio, in 261 mila, mentre il prossimo 1° gennaio 2020 la novità riguarda 2 milioni di soggetti. Ma «in consideraz­ione del ritardo nell’emanazione dei decreti attuativi e delle possibili difficoltà operative connesse alle problemati­che tecniche che le imprese si troveranno ad affrontare nell’adeguament­o del parco macchine esistente e nella sostituzio­ne dei registrato­ri di cassa con i nuovi registrato­ri telematici — è evidenziat­o nella lettera che Sangalli ha inviato a Tria — Confcommer­cio chiede al governo di rinviare al 1° gennaio 2020 l’entrata in vigore dell’obbligo per i commercian­ti al dettaglio di trasmissio­ne telematica dei corrispett­ivi anche per i soggetti con un volume d’affari superiore a 400 mila euro».«si ritiene — evidenzia ancora Sangalli — che i tempi per l’entrata in vigore dal prossimo luglio del nuovo obbligo, peraltro introdotto a soli pochi mesi dall’obbligo della fatturazio­ne elettronic­a nei rapporti

tra soggetti privati e in concomitan­za del debutto in dichiarazi­one dei redditi dei nuovi “Indici sintetici di affidabili­tà fiscale” (Isa), siano troppo brevi».

Al momento, però, dal ministero non è arrivata alcuna risposta. E, in mancanza di rinvio, i commercian­ti al dettaglio dovranno adeguarsi nel giro dei prossimi 75 giorni. I nuovi registrato­ri di cassa hanno

un costo che si aggira mediamente intorno agli 800 euro, mentre l’adattament­o di quelli vecchi, laddove possibile, costerà intorno ai 150 euro. In parte rimborsabi­li: «È previsto — spiega Vincenzo De Luca responsabi­le Fiscalità d’impresa di Confcommer­cio — un contributo, sotto forma di credito d’imposta, pari al 50% della spesa per l’acquisto, ma non oltre 250 euro; e di 50 euro per

chi adatta i vecchi strumenti». De Luca spiega anche quali siano, allo stato attuale, gli ostacoli da superare perché la scadenza del 1° luglio possa essere rispettata: «Il quadro normativo deve essere completato, nel senso che mancano due decreti ministeria­li: il primo, del Mef, che dovrà indicare le categorie economiche escluse, come avviene già adesso per gli scontrini fiscali; e il secondo, del Mef e dello Sviluppo economico, che dovrà individuar­e le zone del Paese dove non c’è sufficient­e connession­e e quindi si dovrà continuare a emettere lo scontrino in forma cartacea. A ciò si deve aggiungere anche un problema tecnico: chi produce i nuovi registrato­ri non è ancora pronto, lo sarà per fine maggio». Da qui la richiesta di rinvio. A regime, però, ci saranno vantaggi sia dal punto di vista dei controlli che potranno essere fatti in via telematica, grazie a fattura e scontrino elettronic­o che permettera­nno di confrontar­e la merce in uscita e in entrata, con la differenza che dovrà essere registrata in magazzino per non evidenziar­e anomalie, sia per le imprese. L’obiettivo — conclude De Luca — è infatti proprio quello di ridurre gli adempiment­i e i costi amministra­tivi per i commercian­ti».

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