Una diagnosi che rivoluziona gli equilibri di tutta la famiglia
La salute della famiglia passa per lo più dalle donne: mamme e mogli si occupano di accudire l’intero nucleo, dalle visite in età pediatrica fino all’assistenza agli anziani. Uno scenario che si conferma quando la diagnosi di tumore interessa fidanzati, mariti, padri, fratelli.
Ma che accade quando ad ammalarsi è lei? Lui non si defila, come ci si potrebbe aspettare da cliché sul maschio assente e disattento. «Circa l’85% delle pazienti oncologiche ha al suo fianco un uomo (il partner in sei casi su 10), l’11% è sostenuto da una figura femminile» dice Annache
maria Mancuso, presidente di Salute Donna Onlus, che ha promosso un’indagine per verificare il ruolo del caregiver maschile durante le cure per un tumore femminile.
«E la presenza di mariti o familiari cresce nel tempo: ci sono alla diagnosi nel 65% dei casi, e quasi sempre (93%) al momento dell’intervento e partecipano ampiamente analle visite di controllo, agli esami o alle sedute di chemio e radioterapia». La ricerca, realizzata dall’istituto Doxa (e realizzata con il contributo incondizionato di Amgen), ha coinvolto oltre 400 donne con un’età media di 56 anni e una diagnosi di cancro (soprattutto al seno, nel 63% dei casi), afferenti a 11 centri clinici distribuiti su tutto il territorio nazionale.
«Coniugi, figli maschi o amico del cuore sostengono psicologicamente e assistono nella quotidianità la donna malata» prosegue Mancuso. «Le pazienti interpellate riferiscono che il loro contributo è importante nell’alleggerire
Il ruolo dei caregiver Presenti nelle decisioni, aiutano negli aspetti pratici e contribuiscono a calmare l’ansia
l’atmosfera in famiglia, nel calmare ansie e paura. Sono partecipi delle decisioni da prendere di volta in volta, aiutano nel procurare i medicinali, ad esempio, o a sbrigare le questioni burocratiche. Si fanno anche carico di lavori domestici e della spesa. Insomma, fanno la loro parte e la loro “fuga” è in gran parte uno stereotipo superato».
Certo è che il tumore sconvolge gli equilibri di coppie e famiglie e impone la necessità di rimodellare l’esistenza su altri ritmi. «Questo non può non riflettersi su chi vive accanto alla paziente e non solo dal punto di vista dei bisogni pratici» commenta Mario Clerico, presidente del Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo).
«Nella malattia si mettono in discussione gli equilibri delle relazioni pre-esistenti al tumore: le più fragili rischiaoppure no di essere distrutte, mentre ne escono rafforzate e consolidate quelle profonde, che in qualche modo sanno adattarsi alla nuova condizione».
Questo è stato dimostrato anche da alcune ricerche scientifiche: il modo in cui il partner reagisce alla malattia del paziente dipende in gran parte dalla natura della loro relazione prima del cancro. Affrontare insieme la crisi può rinsaldare il legame.
Altre volte, invece, può sfaldarlo, specie se anche la persona sana ha bisogno di conferme e vive l’indisponibilità del paziente come un rifiuto.
fugge o si trincera nell’isolamento perché troppo spaventato dalla malattia.
«Il dialogo aperto all’interno della coppia e del nucleo familiare agevola sempre la gestione di un periodo complicato per tutti» conclude Clerico, che è primario di oncologia all’ospedale di Biella. «La mancata chiarezza sulla reale situazione clinica o l’accumularsi dei silenzi rendono la vita difficile al paziente, ai caregiver e anche ai medici. La consulenza con uno psiconcologo può essere di grande sostegno per le donne e per i loro compagni. Così come un concreto aiuto può arrivare dalle leggi, che esistono e che vanno applicate, per tutelare i malati e chi li assiste, per ottenere agevolazioni sul lavoro e benefici di tipo assistenziale»
Dinamiche di coppia
Le relazioni profonde che sanno mettersi in discussione escono rafforzate dalla prova