Strategie per ritrovare il piacere di stare vicini
Fughiamo fin da subito alcuni timori del tutto infondati: l’attività sessuale non aggrava il tumore né si rischia di «contagiare» il partner in alcun modo. E si possono avere rapporti durante le terapie, non ci sono preclusioni purché se ne abbia il desiderio e ci si senta a proprio agio.
Certo è necessario adottare alcuni accorgimenti. «L’intimità può essere di conforto ai malati, che già stanno attraversando un periodo carico di ansia» sottolinea Paolo Gritti, presidente della Società Italiana di Psiconcologia. «Accanto alle soluzioni “pratiche” è fondamentale prendersi cura dell’aspetto psicologico che, inevitabilmente, riguarda la coppia e non solo la persona malata. Informare entrambi i partner, dando loro consigli utili anche su come sostenersi a vicenda, è di grande aiuto per gestire al meglio una situazione complessa».
Ci sono tuttavia alcune cautele da prendere in considerazione. Ad esempio, dopo la chirurgia è necessario attendere ad avere rapporti finché le ferite non siano ben rimarginate e dopo la radioterapia vanno superate eventuali irritazioni.
Mentre durante la chemioterapia in genere è bene usare un preservativo per evitare il possibile contatto con le “scorie tossiche” dei farmaci.
«A volte può non essere possibile una completa intimità sessuale, ma la vicinanza fisica può far sentire accolti e trasmettere il piacere di stare insieme» rinforza Valentina Di Mattei, psicologa ricercatrice universitaria al San Raffaele di Milano e ideatrice del progetto Salute allo Specchio. «È importante essere aperti e disposti a provare modi alternativi di scambiarsi piacere, serve un’aperta comunicazione tra i partner».
Sebbene ciò che accade più di frequente è che l’attività
sessuale venga sospesa dal momento della diagnosi fino al completamento dell’iter di cura, la maggior parte dei pazienti esprime il desiderio di mantenere o riprendere i rapporti non appena possibile.
«Un desiderio che è indice dell’uscita dall’isolamento che la malattia spesso induce» aggiunge Di Mattei. «Supposizioni o timori inespressi sono sempre fonte di malintesi, il dialogo è la cura migliore, anche per l’ansia da prestazione che può preoccupare i pazienti maschi, mescolandosi a paura vergogna, rabbia». Venendo ai possibili rimedi pratici, poi, per gli uomini è possibile ricorrere ai farmaci contro la disfunzione erettile e alla riabilitazione, che sarebbe consigliabile iniziare il prima possibile.
Quanto alle donne: «Meglio evitare detergenti intimi aggressivi che contengano ad esempio profumi o sostanze irritanti» spiega Giorgia Mangili, responsabile dell’unità di Ginecologia Oncologica Medica al San Raffaele. «E utilizzare saponi neutri anche per lavare la biancheria intima, risciacquandola molto bene. Esistono, poi, trattamenti locali per ridurre la secchezza vaginale e migliorare la lubrificazione: creme vaginali contenenti estrogeni (non indicate per tutte le pazienti) e gel idratanti, con costi compresi fra i 12 e i 20 euro alla confezione. Durante i rapporti possono essere utilizzati gel lubrificanti. Infine, negli ultimi anni per migliorare l’atrofia vaginale buoni risultati sono dati dall’utilizzo del laser CO2, che stimola la neosintesi del collagene e un rimodellamento della mucosa vaginale con un miglioramento della lubrificazione. È una procedura ambulatoriale non dolorosa, che può essere eseguita anche a carico del Ssn».
Infine, tecniche di rilassamento e attività fisica possono migliorare la percezione dell’immagine corporea e il tono dell’umore, agevolando il desiderio d’intimità.