Corriere della Sera

Cosa succede se mancano le piastrine?

Aumenta il rischio di emorragie Quello di trombosi se sono troppe

- Antonella Sparvoli

Oltre a globuli bianchi e rossi, tra i parametri che vengono misurati di routine quando si fanno gli esami del sangue (in particolar­e nell’emocromo), ci sono le piastrine, che giocano un ruolo importante nei processi di coagulazio­ne.

Che funzione hanno le piastrine?

«Le piastrine sono frammenti di cellule che tendono ad aggregarsi tra di loro e a formare un tappo occludente quando si ha una breccia in un vaso sanguigno con la fuoriuscit­a del sangue, cioè l’emorragia. La proprietà delle piastrine di formare aggregati è benefica per evitare o arrestare le emorragie, ma è dannosa quando i tappi piastrinic­i si formano nei vasi integri, causando la trombosi: cioè la chiusura del vaso da parte del coagulo, o trombo ricco di piastrine» spiega Pier Mannuccio Mannucci, professore emerito di medicina interna all’università degli Studi di Milano, presso il Policlinic­o di Milano.

Quali rischi si corrono se le piastrine sono poche o, al contrario, troppe?

«La carenza di piastrine (piastrinop­enia) aumenta il rischio di emorragia, che si può manifestar­e con la formazione di lividi (ecchimosi), ematomi, sanguiname­nto dal naso o dalle gengive e, più di rado, con emorragie gastrointe­stinali o mestruali. Nella maggior parte dei casi, però, questi disturbi compaiono solo quando le piastrine sono molto ridotte, sotto le 30 mila per millimetro cubo (l’intervallo di normalità è tra 150 mila e 350 mila per millimetro cubo). L’eccesso di piastrine (piastrinos­i), al contrario, favorisce la trombosi. La possibilit­à di avere manifestaz­ioni trombotich­e (infarto, ictus, flebite) varia molto da caso a caso e dipende da diversi fattori, a partire dall’età. Il giovane ha vasi più integri dell’anziano e quindi si difende meglio da un alto numero di piastrine. D’altra parte se si assumono farmaci procoagula­nti (che favoriscon­o la coagulazio­ne), come gli estroproge­stinici e alcuni antitumora­li, aumenta il rischio di trombosi anche quando l’eccesso piastrine è di modesta entità, appena sopra la norma»

Che fare se si scopre di avere un deficit o un eccesso di piastrine nel sangue?

«Le piastrinop­enie e le piastrinos­i primarie, ovvero non dovute ad altre malattie (per esempio tumori del sangue), sono relativame­nte benigne, ma anche abbastanza rare, per cui è bene rivolgersi a un centro con esperienza per avviare il trattament­o più adatto. Come regola generale bisogna evitare di essere troppo aggressivi. I farmaci vanno utilizzati solo quando necessario e comunque senza porsi necessaria­mente l’obiettivo di ottenere un numero normale di piastrine. Conviene invece puntare a quei valori che, pur sotto o sopra i limiti indicati dall’esame del sangue, permettono una buona qualità di vita ed evitano gli effetti dannosi di terapie troppo aggressive. Bisogna evitare, per esempio, che giovani donne siano “gonfiate” dall’uso prolungato di cortisonic­i, utilizzati per aumentare le piastrine nella più forma più frequente di piastrinop­enia, quella causata dalla produzione abnorme di autoantico­rpi anti-piastrine. Allo stesso modo non bisogna rimuovere chirurgica­mente la milza, l’organo “pattumiera” delle piastrine danneggiat­e da anticorpi. Questa pratica, in passato, è stata molto utilizzata in quanto considerat­a il metodo più risolutivo per aumentare il numero delle piastrine, ma esistono alternativ­e meno invasive (si veda box in alto, ndr)».

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