Fiamme, scontri Non si ferma l’assalto dei gilet gialli
Proteste a meno di una settimana dal rogo nella cattedrale. I manifestanti contro i poliziotti: suicidatevi
Ancora proteste dei gilet gialli a Parigi. Per il ventitreesimo sabato consecutivo cortei e scontri con la polizia. Cassonetti dati alle fiamme, auto danneggiate e oggetti lanciati contro gli agenti, che hanno risposto con i lacrimogeni. Quasi duecento gli arresti tra i manifestanti.
PARIGI «Victor Hugo vale per Notre-dame ma anche per noi Miserabili», si legge su un cartello in place de la République a Parigi. Qui è arrivato il corteo non autorizzato dei gilet gialli che ancora una volta dal 24 novembre 2018 a oggi, per la 23esima volta, protestano nel modo più visibile possibile. Sono pochi ormai (27 mila 900 in tutta la Francia, novemila dei quali a Parigi, contro i 31 mila 100 e cinquemila di 7 giorni fa), ma comunque in grado di bloccare quartieri interi, tenere impegnati cinquemila agenti a Parigi, provocare qualche settimana fa la sostituzione del prefetto (decisa anche per salvare il ministro dell’interno Christophe Castaner) e provocare sempre più spesso moti di indignazione trasversale ai partiti.
In quasi cinque mesi nessun partito è riuscito a recuperarli, ci hanno provato Jeanluc Mélenchon della France Insoumise e Marine Le Pen del Rassemblement National, ma proprio lei ieri ha scritto un messaggio definendo «vergognosi» i cori contro i poliziotti.
Il malessere nei ranghi della polizia è una nuova emergenza sociale in Francia, alla quale proprio ieri Le Monde dedicava l’apertura della prima pagina: con i due nuovi casi di giovedì scorso, dall’inizio dell’anno sono 28 gli agenti che si sono uccisi e già adesso, a fine aprile, si sa già che il 2019 sarà ricordato come l’anno peggiore.
E «Suicidatevi! Suicidatevi», gridavano ieri in coro decine di manifestanti contro i colleghi degli agenti morti, che in place de la République cercavano di disperdere la manifestazione.
Gli agenti sono accusati di fare ricorso a un uso eccessivo della forza, e sono decine i manifestanti rimasti senza un occhio o una mano. Ma l’insulto a tutti i poliziotti è apparso come un nuovo livello nella scala della barbarie.
L’altra novità del rito del sabato, osservato dal 24 novembre scorso, sono stati gli slogan e i cartelli di protesta per la corsa alla ricostruzione di Notre-dame. «Quando c’è da farsi pubblicità dicendo al mondo che si ricostruirà la cattedrale, i soldi si trovano. È per noi poveracci che i quattrini non si trovano mai», ha detto Jean François Mougey, ferroviere in pensione. Per il resto il corteo si è svolto secondo il copione, senza i passati vandalismi sugli Champs Elysées ma comunque con un supermercato saccheggiato nell’xi arrondissement di Parigi, le vetrine del grande magazzino Go Sport prese a pietrate, decine di auto e di scooter dati alle fiamme.
Il clima di unione nazionale dopo il rogo di Notre-dame sembra messo tra parentesi, anzi quella tragedia globale viene usata dai manifestanti per sottolineare l’ingiustizia della società.
È un movimento ormai molto minoritario, che ha perso anche la generica simpatia di cui godeva all’inizio presso l’opinione pubblica francese. I cittadini di Parigi e di molte altre citta (ieri Tolosa in particolare) sono stanchi di avere la vita sconvolta ogni sabato, e i commercianti lamentano danni ingenti. «Alcuni sono stati costretti a chiudere, altri a licenziare dipendenti — dice Francis Palombi, presidente della Confederazione dei commercianti di Francia —. Dall’inizio dell’anno lamentiamo perdite pari in media al 30%. E questo accade proprio quando il potere d’acquisto stava risalendo». Prossimo appuntamento giovedì, con la conferenza stampa durante la quale il presidente Macron trarrà le conclusioni della crisi dei gilet gialli e del «grande dibattito nazionale» che ne è seguito.