Strage di Pasqua, l’allarme ignorato
Gli 007 avevano avvertito del piano. Almeno 290 vittime. Tra loro i tre figli del patron di Asos
Pasqua di terrore. In Sri Lanka i morti per gli attentati salgono a 290, oltre cinquecento i feriti. Ignorati gli allarmi. «I jihadisti supportati da una rete esterna». Trump: «Peggiore strage dall’11 settembre. Trovati e disinnescati altri ordigni, oltre venti arresti. Gli attentatori si sono infiltrati negli hotel.
Almeno 290 morti, 500 feriti e 24 persone arrestate. È ancora sporco di sangue e schegge il Cristo della chiesa di San Sebastiano, uno dei target degli attacchi multipli che domenica hanno sconvolto lo Sri Lanka.
Strade deserte, file negli ospedali per donare il sangue, le scarpe delle vittime abbandonate agli ingressi delle chiese. È il day after di una carneficina che ieri il presidente statunitense Donald Trump, durante la telefonata di condoglianze al premier srilankese Ranil Wickremesinghe, ha definito «uno degli attacchi più mortali dall’11 settembre». E mentre si attende una rivendicazione che ancora tarda ad arrivare, resta altissima l’allerta. Ieri sono stati ritrovati 87 detonatori inesplosi in una stazione dei bus vicino a Colombo e nella notte tra domenica e lunedì sono stati fatti brillare 50 chili di esplosivo sulla strada per l’aeroporto della capitale.
Ad agire, praticamente in contemporanea, secondo un portavoce dell’esercito, sei kamikaze, colpiti otto obiettivi tra Colombo, Negombo e Batticaloa. Chiese, hotel di lusso. «Uno degli attentatori si è messo in coda per la colazione speciale di Pasqua, ha aspettato il suo turno con il piatto in mano fino al momento di essere servito e solo allora ha fatto detonare l’esplosivo», ha raccontato a El Mundo uno dei sopravvissuti della strage all’hotel Cinnamon. Un altro testimone ha riferito di aver visto entrare nella chiesa di San Sebastiano un uomo con una «borsa molto pesante». Poi, cento vite sono state spazzate via, compresa quella di Sanjeewa Appuhamy, assistente del prete che stava dicendo messa.
Paura e buio. Ieri è stato proclamato lo stato di emergenza, è scattato un nuovo coprifuoco notturno ed è stato confermato il blocco dei social media (Facebook, Whatsapp, Instagram Youtube e Snapchat). Poi, la promessa di risarcimenti alle famiglie delle vittime. Misure che paiono pezze su uno strappo troppo grande da sopportare. Intanto dal governo puntano il dito contro il gruppo jihadista locale National Thowheed Jama’ath, formazione minore, al centro delle indagini in passato per aver vandalizzato i templi buddhisti. Ma che non avrebbe agito in autonomia. «C’è stata una rete internazionale senza cui gli attentati non avrebbero avuto successo», ha spiegato il portavoce Rajitha Senaratne. Un’interpretazione confermata anche dall’intelligence Usa che ha parlato di «attacco ispirato dall’isis».
Le indagini paiono ancora in alto mare. E mentre si attende l’arrivo dei team di Interpol (che sarà coinvolta anche nell’identificazione delle vittime) e dell’fbi, non si placano le polemiche con una frattura sempre più evidente nell’esecutivo, tra il premier e il presidente Maithripala Sirisena. Il premier ha chiesto un’indagine sulle carenze dell’intelligence e sull’ignorato allarme dal capo della polizia, Pujuth Jayasundara, che nei giorni scorsi aveva messo in guardia su possibili attentati a «chiese di rilievo» su segnalazione dalle agenzie indiane e statunitensi.
Ma non solo. Preoccupa anche l’impatto sul turismo per una nazione che vede ogni anno 2,5 milioni di viaggiatori, arrivati dopo la fine della guerra civile. Tra le vittime, sono almeno 39 gli stranieri di 12 nazionalità diverse, tra cui, per il momento, — fa sapere la Farnesina — non risultano italiani. E da Roma il ministro dell’interno Matteo Salvini annuncia maggiori controlli su migliaia di punti a rischio. Chiese comprese.