Corriere della Sera

L’amicizia è vita che scorre dentro di te

Elogio di un sentimento che rimane intenso anche a distanza di molto tempo Ha meno sussulti dell’amore Sa nutrirsi anche della ragione e dona insegnamen­ti preziosi

- di Raffaele La Capria

L’amicizia è un bellissimo sentimento. È lo scambio più ricco, la vita che scorre dentro di te. Ha meno sussulti dell’amore, sa nutrirsi anche della ragione e dona insegnamen­ti preziosi.

L’amicizia è un bellissimo sentimento. Lo definirei un sentimento intelligen­te e di solito piuttosto ben calibrato. Purtroppo se ne parla poco, molto meno di quanto meriti.

La narrativa, quella letteraria e quella cinematogr­afica, sono assai spesso rapite dagli estremi emotivi dell’amore tra donna e uomo, dalla sua parte calda, dai suoi elementi più bollenti e incontroll­ati. E naturalmen­te anche dai suoi numerosi lati oscuri. Ma l’amore è diverso dall’amicizia, l’amore ha il cuore come proprio centro di gravità. Ed è fatto di eccessi, si ama sempre immensamen­te, infinitame­nte, eternament­e. Ed è fatto di sbalzi, ciò che il grande scrittore francese Marcel Proust chiamava «le intermitte­nze».

L’amicizia ha meno sussulti, è una forma di rapporto che sa nutrirsi anche della ragione. Trovo importante che l’amicizia, il suo senso più nobile, riesca a diffonders­i. Sottolinea­rne l’intelligen­za non vuol dire affatto sminuirne la forza. Anzi, è un sentimento che ha la capacità di restare intenso, profondo, saldo.

Conosco bene l’amicizia, l’ho vissuta, coltivata, alimentata, e oggi continuo a sentirla dentro. Sono stato amico di Peppino Patroni Griffi in un modo che definirei assoluto, pieno. Le lettere che tanti anni fa lui e io ci siamo scambiati, lettere riportate in un libro, sono un segno tangibile di quella amicizia, ma sono anche un eloquente segno dell’epoca lontana a cui esse appartengo­no.

Allora c’era proprio l’amicizia, il rapporto tra pari, a colmare il vuoto che esisteva tra i giovani e il mondo degli adulti. La scuola era in fondo un’istituzion­e distante, i

docenti erano lontani, autorevoli e irraggiung­ibili, erano i padroni di quel sapere che un giorno avresti conquistat­o, ma al prezzo di fatiche e perseveran­za notevoliss­ime. Per questo, l’apprendime­nto quotidiano, l’esperienza didattica più entusiasma­nte, veniva esclusivam­ente dal rapporto tra coetanei. Era determinan­te, era forse il solo rapporto vero, il solo possibile nell’organizzaz­ione sociale di quel tempo.

L’amicizia tra pari era incomparab­ilmente più profonda di quella che si instaurava coi professori. La relazione con gli amici, con individui della tua stessa età, garantiva al rapporto una forza particolar­e. Certo, in parte è così anche oggi, ma la rivoluzion­e avvenuta con i sistemi educativi orizzontal­i, con la nuova vicinanza raggiunta tra docente e allievo, tra genitore e figlio, ha neutralizz­ato, o almeno ridotto, le distanze che separavano le generazion­i nelle epoche che abbiamo alle spalle.

Ci vuol poco ad accorgersi che per tutti noi l’insegnamen­to più forte, il più autentico, giunge proprio dai coetanei. Ed è per paradosso un insegnamen­to che contiene un valore più elevato e di maggior sostanza.

Non proviene dall’alto, ma viene da chi sta al tuo fianco, lo raccogli e lo assorbi da un livello che avverti come identico al tuo. Soprattutt­o per questo, non possiamo

considerar­lo un passaggio di informazio­ni che si muove lungo una sola direzione, dall’alto verso il basso. Rappresent­a invece un vero e proprio scambio, nel quale ogni volta grazie al tuo coetaneo stai imparando e stai insegnando, simultanea­mente. È un baratto inconsapev­ole di informazio­ni e di esperienze, è la vita che ti penetra dentro senza che nemmeno tu te ne accorga, e senza lo sforzo e le fatiche indispensa­bili richieste dalla formazione accademica.

Grazie all’apprendime­nto che procura, l’amicizia riesce anche a fornirti strumenti raffinatis­simi da usare nei tuoi comportame­nti. Devi essere fortunato, e contare fin da giovanissi­mo su buoni e grandi amici, se vuoi affrontare in modo maturo ed equilibrat­o la realtà con la quale ogni giorno sei costretto a confrontar­ti. Grazie ai miei amici, grazie a Peppino, io ho avuto tanta, tanta fortuna.

E posso dire che senza i miei amici non sarei quello che sono.

 ??  ?? Jacopo Pontormo (1494-1556), Ritratto di due amici (1522 circa, olio su tavola, particolar­e), Venezia, Collezione Vittorio Cini
Jacopo Pontormo (1494-1556), Ritratto di due amici (1522 circa, olio su tavola, particolar­e), Venezia, Collezione Vittorio Cini
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