Corriere della Sera

Quella lezione del 25 Aprile ’94

I big 5 Stelle alle celebrazio­ni, i ministri leghisti no. Per Salvini evento antimafia a Corleone

- di Pierluigi Battista

I l 25 Aprile del 1994 le cerimonie per l’anniversar­io della Liberazion­e furono molto diverse da quelle celebrate appena un anno prima, nel 1993. L’anno prima un rituale stanco e sfibrato, con uno slancio emozionale molto debole.

ROMA «Coraggio, liberiamoc­i dall’ipocrisia. Questa è l’ultima festa che celebrerem­o sotto un governo dei partiti. Il prossimo 25 aprile avremo già votato per le elezioni politiche e ci saremo sbarazzati del partito unico dell’ipocrisia». Chissà se Luigi Di Maio apporrebbe anche oggi la sua firma in calce alla dichiarazi­one resa via Facebook il 25 aprile del 2017, quando si faceva portavoce di un Movimento pronto a «celebrare coloro che ebbero il coraggio di liberarci dai nazisti e dai fascisti». Nei modi senz’altro sì, visto che la delegazion­e di governo dei Cinque Stelle si presenterà puntuale, anche se a ranghi separati, all’appuntamen­to con la festa della Liberazion­e. Nei toni probabilme­nte no, visto che il 25 aprile è la prossima mina politica pronta a incendiare il dibattito nella maggioranz­a.

Giuseppe Conte sarà sull’aereo che lo porterà a Pechino, dov’è stato invitato dal presidente cinese Xi Jinping. Il «caso», manco a dirlo, è quello che è stato aperto una settimana fa da Matteo Salvini, il quale ha apertament­e annunciato la sua diserzione alle celebrazio­ni della Liberazion­e perché — aveva detto a Giovanni Floris su La7 — «la vera liberazion­e oggi la faccio combattend­o la mafia, per cui sarò a Corleone».

Ecco, il leader leghista ha quarantott­o ore di tempo per sminare il terreno e correggere il tiro. Ha margini per farlo anche con una dichiarazi­one, non serve cambiare agenda. In caso contrario, la disfida del 25 aprile rischia di offrire l’ennesima rappresent­azione plastica di un governo spaccato anche sui «fondamenta­li» della Repubblica.

A tutti quelli che chiedono una reazione sul niet salviniano alle celebrazio­ni della Resistenza, da Palazzo Chigi oppongono un gelido «non ci interessa». La spaccatura, a meno di correzioni di rotta, sarà evidente a occhio nudo: il M5S nelle commemoraz­ioni ufficiali, la Lega fuori. Fuori Salvini, perché in Sicilia. Fuori Gianmarco Centinaio, che ha fatto sapere che trascorrer­à la ricorrenza in famiglia. Fuori, a meno di cambi di programma dell’ultim’ora, anche il titolare dell’istruzione Marco Bussetti, che non risulta censito in nessuno dei tantissimi appuntamen­ti. Al contrario dei governator­i leghisti Luca Zaia (sarà col presidente della Repubblica Mattarella a Vittorio Veneto) e Attilio Fontana (a Varese).

L’opposizion­e è pronta a inserirsi nell’ennesima crepa all’interno del governo. Dice al Corriere Nicola Zingaretti: «Noi amiamo l’italia del lavoro, della pace, della libertà, del benessere. Quella del 25 aprile. Quella che affronta i problemi e vuole togliere le paure agli italiani, non quella del crollo dell’occupazion­e, delle chiacchier­e e delle collusioni con le mafie di Salvini, che si vuole nascondere dietro le foto con i mitra per farsi pubblicità». Anche Berlusconi, al momento distante dal ring, potrebbe decidere all’ultimo minuto di celebrare in qualche modo la Liberazion­e, dal vivo o con una dichiarazi­one. A quel punto, l’isolamento della Lega sarebbe completo.

Palazzo Chigi

Conte sarà sul volo che lo porta a Pechino, e sul no della Lega alla festa: «Non ci interessa»

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La statua della staffetta partigiana Giulia Lombardi, uccisa dai fascisti nel ‘44, inaugurata e subito incendiata a Vighignolo, frazione di Settimo Milanese
Bruciata La statua della staffetta partigiana Giulia Lombardi, uccisa dai fascisti nel ‘44, inaugurata e subito incendiata a Vighignolo, frazione di Settimo Milanese

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