Corriere della Sera

«Serve una costituent­e e poi un talent politico Con Forza Italia, Meloni e le liste civiche»

- Paola Di Caro

ROMA «Noto con piacere che, a forza di scossoni, un dibattito nel centrodest­ra su come tornare ad essere competitiv­i si è finalmente aperto. Ma non vorrei ci fosse un equivoco».

Quale, presidente Giovanni Toti?

«Ho letto l’amico Paolo Romani sul Corriere, come altri interventi di autorevoli colleghi, e spero che l’idea di fondo non sia la ristruttur­azione di Forza Italia con un’imbiancata alle pareti e un po’ d’aria fresca rappresent­ata da quattro facce quasi nuove in un organigram­ma».

È quello che teme?

«Sì. Perché io sono amico di Salvini e con lui vorrei allearmi, ma restando competitiv­o e con una mia voce, non in posizione totalmente subalterna».

Veramente si dice che sia lei a voler traghettar­e un pezzo di FI verso la Lega.

«Chi rischia di aiutare Salvini ad avere totale campo libero sono proprio quelli che lo attaccano perché “vuole cancellarc­i” e poi non fanno nulla per costruire un’alternativ­a, nel centrodest­ra, che ci renda un alleato necessario, importante, decisivo, non un mero satellite».

E come si fa a trasformar­e FI in una forza essenziale per la Lega tentata a correre da sola?

«Costruendo qualcosa di completame­nte nuovo, non ristruttur­ando il vecchio. Azzerando le vecchie sigle, sciogliend­o contestual­mente i marchi esistenti per confluire in un nuovo soggetto politico sul modello dei repubblica­ni e dei democratic­i americani».

Cioè, Forza Italia dovrebbe sciogliers­i in un nuovo soggetto?

«FI, FDI, tutte le liste civiche che sono uscite dai partiti e hanno una loro forza autonoma, i movimenti, le associazio­ni, i singoli, senza bisogno di tessere, partecipin­o ad una assemblea costituent­e subito dopo le Europee, per arrivare ad un confronto sulle idee e su regole che portino presto, già in autunno, a primarie o come vogliamo chiamarle che aprano una sfida democratic­a. Serve un nuovo atto fondativo, con idee innovative: qui si parla ancora di flat tax, oggi economicam­ente insostenib­ile, o di legge Fornero, e non di come rilanciare un’economia ferma, di opere pubbliche, di edilizia da incentivar­e anche privata, di abbassamen­to del costo del lavoro».

Ma lei crede che la Meloni e Berlusconi sciogliere­bbero i loro partiti?

«La Meloni è stata la prima a parlarne ad Atreju. Però non si può pensare ad un allargamen­to di FDI ai delusi azzurri, ad una nuova Alleanza nazionale. Bisogna andare oltre, anche come linea politica: io non penso che il sovranismo del “piccolo e chiuso” sia migliore di un Paese che cresce con il “grande e aperto”. Se ci si mette assieme bisogna trovare una piattaform­a comune e smussare gli estremi, che pure hanno diritto di cittadinan­za in un grande partito».

d Dopo le Europee un modello aperto con molte idee a confronto, come i repubblica­ni negli Usa

Ma lei si rivolge a Berlusconi

o a chi è ancora dentro FI, invitando tutti loro ad uscire?

«Io chiamo tutti, singolarme­nte, a costruire qualcosa di nuovo. Ma la cosa che mi piacerebbe di più è che ci fosse anche Berlusconi in questo cammino. Perché da chi come lui ha avuto l’intuizione del Pdl mi aspetto la consapevol­ezza che serve una novità molto più profonda di quella di un maquillage di partito. Serve un talent politico, una sfida che coinvolga tanti. Non so se in autunno o il prossimo anno, ma questa esperienza di governo finirà. Non può durare. Non facciamoci trovare impreparat­i, diamo agli elettori il nuovo che chiedono».

Altrimenti lei farà qualcosa fuori da FI?

«Io non penso a piani B, mi auguro che la ragionevol­ezza prevalga, che in FI quel germoglio che vedo possa evolversi. Perché è chiaro che se alla fine tutto si limitasse ad un “mettiamo un altro Mister X al posto di Tajani” non servirebbe a nulla. E io a tutto questo non parteciper­ei».

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