Corriere della Sera

I poliziotti colpiti con un ferro affilato «Invocava Allah poi ci ha aggrediti»

Torino, arrestato migrante espulso due volte

- di Elisa Sola

«La sorpresa, e il vero TORINO choc per me, è stato sentire il suono della lama sulla testa del poliziotto. Uno schiocco che lo ha abbattuto. Un rumore a cui penso e che mi impression­a perché alla fine, se non è morto, è solo per un colpo di fortuna». Nicola La Capra, guardia giurata di Securitali­a, ha 36 anni e 18 di servizio. Non è un vigilante alle prime armi. Eppure non riesce a dimenticar­e la visione di Ndiaye Migui, senegalese di 26 anni, che la domenica di Pasqua, nascosto in una baracca nel cantiere dell’esselunga — periferia Nord di Torino — agguanta la lama di ferro e la sferra sul capo dell’agente gridando più volte «Allah» e altre parole incomprens­ibili. «I colleghi non se l’aspettavan­o, è uscito con quell’arma e ha sferrato colpi con tutta la rabbia del mondo contro il collega della Dora 2: urlava in maniera disumana» racconta un poliziotto che ha cercato di bloccare l’africano. La guardia giurata prosegue: «Mentre l’agente era a terra noi abbiamo pensato solo a buttare giù il senegalese». Così è stato. «Quell’uomo era una furia, ma un poliziotto della volante “Milano 2” è riuscito a disarmarlo restando ferito alla mano», aggiunge l’agente.

Alla fine i feriti medicati in ospedale, non gravi, sono tre. E la guardia racconta: «Se non fossimo riusciti a placcarlo, gli avremmo sparato alle gambe: non restavano molte altre alternativ­e».

Le testimonia­nze

I poliziotti feriti e il vigilante, dopo le dimissioni dall’ospedale, si sono ritrovati negli uffici del commissari­ato Barriera di Milano. Le loro testimonia­nze andranno a costituire tasselli preziosi nel procedimen­to per tentato omicidio a carico di Migui, in Italia dal 2016, irregolare e che ha precedenti per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e due decreti di espulsione alle spalle.

Nessuno si aspettava quella reazione. Anche perché, quando alle 14.30 di domenica scorsa hanno bussato alla porta della capanna abusiva del senegalese, esortandol­o a lasciare la proprietà privata, era soltanto per chiedergli i documenti. Un intervento di apparente routine.

Interviene il ministro

Adesso, tra gli agenti, c’è del pesantissi­mo malumore. Luca Mainardi, ispettore delle volanti e sindacalis­ta del Sap, la domenica di Pasqua avrebbe dovuto essere di turno. È rimasto a casa per un infortunio. Pensando ai colleghi, si chiede: «Fino a quando starà in galera l’aggressore? Come lui ne abbiamo arrestati decine. Che poi vengono sempre scarcerati. Quel fabbricato è in disuso da vent’anni. Tra tossici e senzatetto, gli interventi non li contiamo più».

Sull’episodio è intervenut­o anche Matteo Salvini. «Portato in questura, ha gridato insulti — ha dichiarato il ministro dell’interno — contro il presidente Mattarella e il sottoscrit­to: nessuna tolleranza per i balordi e i violenti che attaccano le forze dell’ordine». Solidariet­à ai feriti è arrivata anche dalla sindaca Chiara Appendino e dal governator­e del Piemonte, Sergio Chiamparin­o.

I precedenti

Ndiaye Migui avrebbe vissuto almeno 24 giorni barricato nel riparo di fortuna di via Cuneo, armato di spranghe, una mannaia, pietre e catene. Il 29 marzo scorso era già stato notato, per il suo fare sospetto, da una guardia giurata nel cantiere. Il vigilante aveva chiamato la polizia, intervenut­a con due pattuglie alle 16.05. Il senegalese era stato arrestato un’ora più tardi per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, dopo che aveva tirato un ceffone a uno degli agenti delle volanti di Dora Vanchiglia. «Salvini è un bastardo, vaff... alla polizia»,

Il racconto Una guardia giurata: «Era una furia, sembrava indemoniat­o Lo abbiamo placcato»

Pugno al carabinier­e L’anno scorso aveva tirato un pugno a un carabinier­e, ma dopo poche ore tornò libero

aveva urlato, spintonand­o altri agenti, in questura. Portato alla Scientific­a, si era rifiutato di farsi prelevare le impronte: la Procura aveva quindi dato — telefonica­mente — l’ordine di liberarlo.

L’arrivo in Sicilia

Migui è sbarcato in Sicilia nel 2016. Da un centro di accoglienz­a di Ragusa era stato spostato in una comunità a Dronero (Cuneo). Nel gennaio del 2018 il primo arresto, per aver tirato un pugno a un carabinier­e, non lo fermò: venne scarcerato dopo poche ore. A febbraio nuovo arresto a Torino per aver malmenato dei poliziotti, ma si ripete lo stesso copione. E nemmeno due provvedime­nti di espulsione sono serviti a bloccarlo.

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L’oggetto Uno dei pezzi di ferro che il senegalese, classe 1993, aveva con sé quando ha aggredito due poliziotti e un vigilante a Torino

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