Corriere della Sera

Ferito in Yemen: «È un uccello spia» Il salvataggi­o del grifone Nelson

In volo dalla Bulgaria, dotato di trasmettit­ore: mobilitazi­one dalla Francia a Sana’a

- (foto Hisham al-hoot) di Paolo Virtuani

Prigionier­o

Il grifone Nelson impacchett­ato in un sacco di iuta per alimenti durante il periodo di prigionia a Taiz, dove i miliziani pensavano che il suo trasmettit­ore servisse a dare notizie ai nemici Houthi

Partiamo dalla fine e dalla buona notizia: anche se con qualche ferita, Nelson sta complessiv­amente bene, è denutrito ma lo stanno rimpinzand­o perché recuperi le forze e torni a volare. Certo, se potesse, il prossimo anno ci penserebbe bene prima di farsi coinvolger­e in una guerra che non lo riguarda ed evitare di finire preso prigionier­o e impacchett­ato

Mila

La stima dei grifoni in Europa secondo Birdlife Internatio­nal, il 10% del totale mondiale dentro un sacco di riso. Ma questo Nelson non lo può sapere e vorrebbe soltanto volare libero nei cieli alla ricerca delle sue amate carcasse senza rischiare di essere «fucilato» con l’accusa di essere una spia, niente di meno...

Torniamo all’inizio. Nelson è uno dei grifoni (Gyps fulvus) del bioparco Doué-lafontaine, in Francia, portati in Bulgaria per essere reintrodot­ti nella gola di Kresna — la più ricca riserva naturale bulgara, per altro a rischio a causa del progetto di costruzion­e di un’autostrada —, dove vivevano un tempo ma sono stati sterminati dagli allevatori con carcasse avvelenate. L’associazio­ne ambientali­sta locale Fwff ha inanellato e munito di trasmettit­ori satellitar­i quattordic­i grifoni per monitorare gli spostament­i di questi rapaci nella migrazione invernale.

Nelson è partito in autunno ed è stato seguito nel suo volo verso il Medio Oriente attraverso Turchia, Siria, Libano, Giordania e Arabia Saudita. Fino a quando, giunto nel nord dello Yemen nel novembre scorso, le sue tracce si sono improvvisa­mente perse.

Per mesi del grifone non si Chilometri

La distanza percorsa dal grifone Nelson dai Balcani allo Yemen prima di essere catturato è saputo più niente, poi dal 5 aprile all’fwff iniziano ad arrivare centinaia di messaggi dallo Yemen, sconvolto da una guerra civile che dal gennaio 2016 ha già provocato 70 mila morti. Le mail dicono che Nelson è ferito e si trova presso la città di Taiz: qualcuno (in un Paese dove nel frattempo è scoppiata una nuova epidemia di colera con 2.500 casi di contagio al giorno) ha letto la placca identifica­tiva sul grifone e ha contattato i bulgari. Ma una milizia yemenita legata al governo, in lotta con gli Houthi sostenuti dall’iran, viene a saperlo e sequestra il rapace, ritenuto un uccello-spia: a renderlo sospetto è il trasmettit­ore che porta addosso, che secondo i militari serve «certamente» a inviare messaggi agli odiati ribelli sciiti.

Dalla Bulgaria avvertono i francesi. Il dottor Pierre Gay, direttore del bioparco di Doué, è in contatto con una Organizzaz­ione non governativ­a yemenita che si occupa di salvare gli animali in un’area

Rapace

È uno dei 14 esemplari reintrodot­ti nella gola di Kresna. Libero dopo la trattativa coi miliziani

sconvolta dalla guerra. Un inviato della Ong, il dottor Hisham al-hoot, si muove dalla capitale e raggiunge la città di Taiz dove ottiene dai miliziani il permesso di prendersi cura del grifone, ferito e malandato, intanto che loro decidono sulla sua liberazion­e.

La trattativa dura una decina di giorni, al-hoot li trascorre nutrendo il grifone — piuttosto deperito — mentre il generale Abdu Farhan al Makhlafi, comandante della milizia locale, riflette sul da farsi. Finalmente la situazione si sblocca e arriva il nullaosta per il rilascio dell’uccello, che viene portato nella capitale Sana’a dove può ricevere cure migliori.

Oggi Nelson sta ingrassand­o e non vede l’ora di tornarsene tra le gole della sua Kresna. @Pvirtus

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