Ferito in Yemen: «È un uccello spia» Il salvataggio del grifone Nelson
In volo dalla Bulgaria, dotato di trasmettitore: mobilitazione dalla Francia a Sana’a
Prigioniero
Il grifone Nelson impacchettato in un sacco di iuta per alimenti durante il periodo di prigionia a Taiz, dove i miliziani pensavano che il suo trasmettitore servisse a dare notizie ai nemici Houthi
Partiamo dalla fine e dalla buona notizia: anche se con qualche ferita, Nelson sta complessivamente bene, è denutrito ma lo stanno rimpinzando perché recuperi le forze e torni a volare. Certo, se potesse, il prossimo anno ci penserebbe bene prima di farsi coinvolgere in una guerra che non lo riguarda ed evitare di finire preso prigioniero e impacchettato
Mila
La stima dei grifoni in Europa secondo Birdlife International, il 10% del totale mondiale dentro un sacco di riso. Ma questo Nelson non lo può sapere e vorrebbe soltanto volare libero nei cieli alla ricerca delle sue amate carcasse senza rischiare di essere «fucilato» con l’accusa di essere una spia, niente di meno...
Torniamo all’inizio. Nelson è uno dei grifoni (Gyps fulvus) del bioparco Doué-lafontaine, in Francia, portati in Bulgaria per essere reintrodotti nella gola di Kresna — la più ricca riserva naturale bulgara, per altro a rischio a causa del progetto di costruzione di un’autostrada —, dove vivevano un tempo ma sono stati sterminati dagli allevatori con carcasse avvelenate. L’associazione ambientalista locale Fwff ha inanellato e munito di trasmettitori satellitari quattordici grifoni per monitorare gli spostamenti di questi rapaci nella migrazione invernale.
Nelson è partito in autunno ed è stato seguito nel suo volo verso il Medio Oriente attraverso Turchia, Siria, Libano, Giordania e Arabia Saudita. Fino a quando, giunto nel nord dello Yemen nel novembre scorso, le sue tracce si sono improvvisamente perse.
Per mesi del grifone non si Chilometri
La distanza percorsa dal grifone Nelson dai Balcani allo Yemen prima di essere catturato è saputo più niente, poi dal 5 aprile all’fwff iniziano ad arrivare centinaia di messaggi dallo Yemen, sconvolto da una guerra civile che dal gennaio 2016 ha già provocato 70 mila morti. Le mail dicono che Nelson è ferito e si trova presso la città di Taiz: qualcuno (in un Paese dove nel frattempo è scoppiata una nuova epidemia di colera con 2.500 casi di contagio al giorno) ha letto la placca identificativa sul grifone e ha contattato i bulgari. Ma una milizia yemenita legata al governo, in lotta con gli Houthi sostenuti dall’iran, viene a saperlo e sequestra il rapace, ritenuto un uccello-spia: a renderlo sospetto è il trasmettitore che porta addosso, che secondo i militari serve «certamente» a inviare messaggi agli odiati ribelli sciiti.
Dalla Bulgaria avvertono i francesi. Il dottor Pierre Gay, direttore del bioparco di Doué, è in contatto con una Organizzazione non governativa yemenita che si occupa di salvare gli animali in un’area
Rapace
È uno dei 14 esemplari reintrodotti nella gola di Kresna. Libero dopo la trattativa coi miliziani
sconvolta dalla guerra. Un inviato della Ong, il dottor Hisham al-hoot, si muove dalla capitale e raggiunge la città di Taiz dove ottiene dai miliziani il permesso di prendersi cura del grifone, ferito e malandato, intanto che loro decidono sulla sua liberazione.
La trattativa dura una decina di giorni, al-hoot li trascorre nutrendo il grifone — piuttosto deperito — mentre il generale Abdu Farhan al Makhlafi, comandante della milizia locale, riflette sul da farsi. Finalmente la situazione si sblocca e arriva il nullaosta per il rilascio dell’uccello, che viene portato nella capitale Sana’a dove può ricevere cure migliori.
Oggi Nelson sta ingrassando e non vede l’ora di tornarsene tra le gole della sua Kresna. @Pvirtus