Viva la Terra
Eventi e cortei «per il diritto a un ambiente sostenibile»
Ieri si è celebrata la Giornata mondiale della Terra, la più grande manifestazione ambientalista del pianeta. Un evento concepito nell’america degli anni 60, e continuamente rinviato, fino al suo debutto nel 1970, dopo un disastro petrolifero in California che aveva scosso l’opinione pubblica. «Tutte le persone, indipendentemente dalla razza, il sesso, il reddito o la provenienza, hanno il diritto a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile», recitava lo slogan del primo Earth Day che il 22 aprile di 49 anni fa mobilitò 20 milioni di americani, tra cui gli attori Paul Newman e Ali Mcgraw e lo scrittore Allen Ginsberg.
Con il tempo, la Giornata ha avuto una risonanza mediatica sempre maggiore, fino a celebrare il ventesimo anniversario con una storica spedizione russo-cinese-americana sull’everest, e un collegamento in mondovisione dalla vetta. Nel 2000 fu protagonista il giovane Leonardo Dicaprio, 10 anni dopo toccò a Sting animare il corteo di Washington, accanto al presidente Barack Obama che stringeva la mano ai manifestanti. Ieri Donald Trump si è limitato a un messaggio che comprensibilmente non conteneva nessun cenno al clima, né tantomeno a quella perdita di biodiversità che dal 1970 ha portato alla sparizione del 45% di tutte le specie di insetti conosciuti, del 40% delle varietà di uccelli, e di almeno il 30% degli alveari.
Un fenomeno impressionante per la sua velocità, che spinge gli scienziati a parlare di una «sesta estinzione in corso», dopo quella dei dinosauri, avvenuta più di 60 milioni di anni fa. Ma che evidentemente non viene percepito come una minaccia, se dopo quasi 50 anni di celebrazioni della Giornata della Terra, si faticano a vedere politiche e azioni concrete per la difesa della biodiversità. Con i risultati fotografati dall’ultimo Annuario dell’ispra, l’istituto per la protezione e ricerca ambientale, che solo per restare alle varietà animali documentate nel nostro Paese, registra un rischio di estinzione per: il 48% dei pesci ossei di acqua dolce; il 19% dei rettili, il 36% degli anfibi, il 23% dei mammiferi e il 29% degli uccelli nidificanti. Così che da un anno all’altro ci perdiamo qualche specie: due pesci storioni, tre uccelli tra cui la gru, e un pipistrello, per restare agli ultimi casi.