MILIZIE ESTREMISTE NEI DUE FRONTI LIBICI, LA CRISI SI AGGRAVA
Riuscito per il momento a fermare l’offensiva delle truppe di Khalifa Haftar, si presenta adesso un nuovo problema per Fayez Sarraj: come controllare le milizie più estremiste che lo hanno difeso? Lo si comprende nei quartieri dei combattimenti a Sud della capitale. In prima linea s’incontrano i miliziani della Qatiba 191. Circa 800 uomini ben rodati sin dal tempo delle rivolte contro Gheddafi nel 2011, quindi addestrati dagli scontri a Bengasi dopo l’inizio dell’«operazione Dignità» voluta da Haftar nel 2014 per battere i jihadisti e conquistare la Cirenaica. Con loro si trovano radicali islamici delle «Shura» (Consiglio) di Bengasi e Derna comandati dal colonnello Mustafa al Sharkasi. Gli esperti internazionali dell’antiterrorismo indicano che si contano anche militanti qaedisti, gli stessi che Gheddafi mandava a farsi saltare in aria contro gli americani in Iraq. E ci sono uomini di Ansar al Sharia, il gruppo accusato dell’assassinio dell’ambasciatore Usa Christopher Stevens a Bengasi l’11 settembre 2012 (cosa che spiega il sostegno di Trump ad Haftar). Sino a pochi giorni fa queste forze se ne stavano nelle caserme di Misurata. Ora chiederanno il conto politico a Sarraj. Questa logica della crescita d’importanza degli elementi estremisti con il protrarsi dello scontro militare vale del resto anche per Haftar. A parte le brigate salafite, tra i suoi ranghi si trovano gruppi che vogliono soprattutto vendicarsi contro le violenze e i saccheggi subiti nel 2011. Sono ex fedeli di Gheddafi come le tribù di Tarhouna e Bani Walid. Forze contrarie a ogni compromesso, foriere dell’incancrenirsi della crisi.
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