Sconfitta o liberazione?
Caro Aldo, il più grande aiuto per comprendere che il 25 Aprile non è «una cosa di sinistra» ci viene dalla Costituzione, i cui articoli vennero approvati a maggioranza dall’assemblea costituente in cui il Partito socialista e il Partito comunista non avevano la maggioranza. Eppure la Costituzione è antifascista, non in senso astrattamente ideologico, ma nel senso etimologico del termine, antifascista, in quanto si formulano principi antitetici a quelli su cui si fondava lo Stato fascista totalitario disegnato, a partire dalle leggi fascistissime del gennaio 1925, dal giurista Alfredo Rocco.
Giuseppe Barbanti
Ma è mai possibile che a distanza di 75 anni la destra italiana non si riconosca ancora nei valori rappresentati dal 25 Aprile?
Giorgio Rosa
Caro Aldo, la Resistenza non è «una cosa di sinistra»: è una verità storica innegabile, i cui riscontri si possono trovare dovunque e senza difficoltà. Tuttavia in certi periodi alcune forze politiche hanno cercato di negarla con ogni mezzo. Negli anni 70 ricordo ancora che lo slogan «La Resistenza è rossa» veniva scandito come un mantra in ogni scuola e chi cercava di dimostrare che era un falso storico, veniva classificato come fascista.
Dario Casiraghi
Caro Aldo, sulla questione «25 Aprile» condivido il parere del lettore. Non si può considerare una festa nazionale il giorno di una sconfitta. Meglio sarebbe stato chiamarla «Festa della riappacificazione tra gli italiani» e non vedere sventolare quasi unicamente le bandiere rosse, come se si trattasse di una loro esclusività: è storicamente inaccettabile. Gli stessi Churchill e de Gaulle, che hanno pure contribuito alla sconfitta del nazismo, hanno avuto come «compare di merende» un dittatore sanguinario come Stalin. Questo per amore di verità.
Enrico Bosi Caro Enrico, le sconfitte furono quelle in Grecia, in Nordafrica, in Russia. L’8 settembre fu una sconfitta. Non il 25 aprile.