Renault-nissan, Ghosn resta in carcere (con nuove accuse)
Il pubblico ministero giapponese ha formalizzato una nuova incriminazione, la terza, nei confronti di Carlos Ghosn: secondo la procura l’ex capo dell’alleanza Nissan-renault avrebbe trasferito fondi societari a una succursale in Oman per interessi personali, causando una perdita di 5 milioni di dollari alla Nissan.
Il manager è chiamato a rispondere di appropriazione di denaro per uso personale, un reato di abuso di fiducia aggravata che — scrive il quotidiano «The Japan Times» — è per gli esperti il più grave capo d’imputazione sin qui presentato contro il manager. Il tycoon 65enne — fino a pochi mesi fa uno dei manager più potenti del mondo, tanto da aver addirittura noleggiato il castello di Versailles per il suo matrimonio da favola — era stato arrestato nuovamente a inizio aprile dopo un breve periodo di libertà su cauzione, e continua a negare ogni addebito. Il suo avvocato ha criticato duramente il modo in cui si sta svolgendo l’inchiesta e ha presentato il ricorso, insieme alla richiesta per la libertà su cauzione.
L’arresto di Ghosn risale al 19 novembre 2018, quando il manager viene incarcerato insieme al braccio destro, Greg Kelly, al loro arrivo all’aeroporto di Tokyo. L’accusa è di aver falsificato lo stipendio e di non aver dichiarato al Fisco quanto realmente ha percepito dal 2010 al 2015. Ghosn viene subito esautorato dalla carica di presidente di Nissan (scelta riconfermata l’8 aprile) dal board, ma si dichiara innocente, posizione che mantiene anche davanti ai giudici a gennaio. Alle accuse si è aggiunta, nel mese di dicembre, anche quella di aver coperto con i conti di Nissan delle perdite personali dovute a investimenti sbagliati durante la crisi del 2008. La scarcerazione, più volte richieste, viene negata fino a marzo: Ghosn nel frattempo si dimette dalla presidenza di Renault, che aveva mantenuto fino a quel momento. A febbraio dichiara che è stato messo in atto un complotto nei suoi confronti. Rilasciato su cauzione (8 milioni di euro) il 5 marzo, non può lasciare il Giappone. A fine marzo, Renault segnala agli investigatori i pagamenti sospetti verso l’oman; il tycoon viene ri-arrestato il 4 aprile e di nuovo incriminato il 22 aprile per «abuso di fiducia aggravata».