«Matteo, non ti permettere» Conte sbotta dopo il blitz L’ira del leghista con l’alleato
Il M5S ripesca una mail di Garavaglia: aveva dato l’ok alla norma
ROMA «Tu non ti devi più permettere, questo è un organo collegiale e le cose prima si decidono qui, poi si comunicano...». Giuseppe Conte investe Matteo Salvini proprio mentre il ministro dell’interno sta rientrando nella sala dove è in corso il Consiglio dei ministri. È il sovracuto di un’ennesima giornata campale in cui tra i partner del governo gialloverde volano cannonate. E così, a notte fonda, il Consiglio dei ministri ancora non è concluso.
Matteo Salvini arriva a Palazzo Chigi intorno alle 19. Il Consiglio dei ministri che dovrebbe (ri)approvare il decreto Crescita è stato convocato alle 17.30 per le 19, anche se la chiamata ufficiosa era per un’ora prima. Il vicepremier apprende che non ci sarà Luigi Di Maio: il capo politico dei 5 Stelle sta registrando la sua intervista a Dimartedì, su La 7. «Ma no, non ci posso credere. Ma davvero lui non si presenta?». Secondo fonti stellate, la mossa sarebbe stata calcolata proprio per far uscire per primo il capo leghista, ma chissà... Peraltro, Di Maio non è l’unico stellato assente: ci sono soltanto Barbara Lezzi, Elisabetta Trenta e Alberto Bonisoli.
Intorno alle 19.30, Salvini si riunisce con il premier Conte e il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Il tema del giorno è il Salva Roma, il provvedimento contenuto nel decreto Crescita che i leghisti hanno prontamente ribattezzato «Salva Raggi» e che si rifiutano di approvare se non includerà le norme per evitare il dissesto degli altri Comuni straindebitati. Una presa di posizione che i 5 Stelle considerano assolutamente pretestuosa. Non soltanto nel merito, ma anche per il fatto che l’accordo con la Lega sul «Salva Roma» sarebbe già stato raggiunto da molti giorni e poi rimesso in discussione da Salvini come «arma di distrazione» rispetto al caso Siri. A riprova, diffondono una mail inviata dal viceministro al Mef Massimo Garavaglia lo scorso 4 aprile. Che rispondendo a chi gli spedisce la norma Salva Roma, scrive: «Molto bene. A questo punto si può anche mettere nel testo».
Fatto sta che, prima ancora che il Consiglio dei ministri incominci, forte di un’intesa che ritiene di aver raggiunto con il premier, Salvini esce da Palazzo Chigi e annuncia che lo stralcio è cosa fatta: «Siamo felici che finalmente il Cdm abbia approvato il decreto Crescita». Per poi tagliare la faccia a Luigi Di Maio. Gli chiedono se il capo a 5 Stelle sia d’accordo? Risposta: «Lo stralcio lo concordo con chi c’è. Con gli assenti è difficile concordare».
Al suo rientro, Conte appunto lo investe ricordandogli che il governo non aveva ancora approvato il decreto. Verso le 21, Di Maio ha concluso l’intervista in cui tra l’altro ha detto di «non poter accettare» che il sottosegratario Armando Siri «resti al governo». E si precipita a Palazzo Chigi. Anche lui, secondo quanto raccontano gli stellati, alza la voce: «Matteo, se vuoi colpire i romani alle spalle, fai pure. Te ne assumi tu la piena responsabilità. Perché sono giorni che si discute di una norma a costo zero ma che fa risparmiare i romani sugli interessi». Di più: «Stai bloccando tutto per un capriccio. Okay, se ti senti il vincitore per questo, vai pure avanti: è la tua vittoria di Pirro». Poi, il Consiglio prosegue. Da registrare, pare, anche un teso confronto tra i ministri Trenta e Tria.
E meno male che, durante la sua uscita in piazza Colonna, Matteo Salvini aveva ostentato sicurezza: «Nessuna crisi di governo, l’italia ha bisogno di un governo per quattro anni. Il mio rapporto con il Movimento 5 Stelle è buono, non ho né tempo né voglia per litigare con nessuno». In realtà, i rapporti sono ormai, dicono molti leghisti, «al limite». I due vicepremier non si parlano dal «pranzo della pace» che il premier Conte aveva organizzato a Palazzo Chigi lo scorso 11 aprile, neppure si sono mandati gli auguri per Pasqua. Ma in realtà, il silenzio è ben più lungo: di fatto, prosegue da quando i 5 Stelle hanno inaugurato la strategia comunicativa «colpo su colpo». Che viene presentata così: «Il fare come ha sempre fatto Salvini, polarizzando le differenze e non lasciandone passare una sola occasione per metterci in difficoltà». E così, anche il bollettino di ieri è stato devastante: l’offesa sui rimpatri su cui non si sarebbe «fatto nulla», le «quattro domande» ad Armando Siri e le polemiche sul 25 Aprile. Che peraltro non saranno lasciate cadere. Né oggi ne domani.
Lo stralcio lo concordo con chi c’è Con gli assenti è difficile concordare Matteo Salvini
Blocchi tutto per un capriccio Se ti senti il vincitore, è la tua vittoria di Pirro Luigi Di Maio