Corriere della Sera

Il paracadute da 12 miliardi per la Capitale

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Potrebbe servire un decreto apposito per il trasferime­nto del debito di Roma Capitale dall’attuale gestione commissari­ale allo Stato. L’operazione messa a punto dal Campidogli­o, e discussa a lungo ieri sera dal governo, potrebbe essere accompagna­ta da altre norme per superare l’attuale regime del dissesto dei Comuni, una procedura che oggi passa attraverso la Corte dei Conti, che domani potrebbe essere tagliata fuori.

Il debito accertato del Campidogli­o è di 12 miliardi di euro, e dal 2008 è gestito da un Commissari­o, che per rimborsarl­o utilizza anche 300 milioni che vengono forniti dallo Stato, oltre ai 200 messi a disposizio­ne dal Comune, recuperati grazie alle addizional­i Irpef e alla tassa da un euro sui biglietti aerei. Un sistema messo in crisi dal profilo degli incassi e dei pagamenti del Commissari­o, che non coincidono, e che dal 2021 rischia di trovarsi senza risorse per far fronte agli impegni.

Da qui l’idea di trasferire il grosso del debito (quello finanziari­o, pari a circa 9 miliardi di euro su 12 complessiv­i) direttamen­te al Tesoro che potrebbe ridurne l’importo rinegozian­do i prestiti con le banche (e in particolar­e con la Cassa Depositi e Prestiti, che è pubblica). Con un risparmio potenziale di 2,5 miliardi, sostengono i 5S che non nascondono la speranza di poter ridurre anche il contributo del Comune al Commissari­o, e dunque tagliare le tasse ai cittadini di Roma.

La revisione del regime sulle difficoltà finanziari­e dei Comuni, sono circa 500 quelli coinvolti, oltre che dai problemi della Capitale, trae spunto anche da una sentenza della Consulta che ha bocciato la possibilit­à di spalmare i debiti degli enti locali in un periodo che arriva anche a trent’anni. Il sistema sarebbe superato con la definizion­e di piani individual­i di rientro direttamen­te tra il governo e i Comuni in difficoltà, tra cui Torino, Genova, Napoli e Reggio.

M. Sen. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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