Corriere della Sera

Il debito è più alto del previsto e l’ue prepara nuovi esami

- di Federico Fubini

Fra tutti gli Stati europei, quello più vicino all’italia sul mercato dei titoli pubblici oggi è la Grecia. Da ieri le obbligazio­ni a dieci anni di Atene rendono appena 63 punti base (0,63%) più degli analoghi titoli italiani. Era da oltre un decennio che gli investitor­i non trattavano il debito dei due governi come se presentass­ero rischi così simili fra loro. Nell’ultimo anno la distanza è crollata di circa 160 punti e solo nell’ultimo mese si è ristretta di altri 67. Se la stessa tendenza proseguiss­e nel prossimo mese e oltre, per

ipotesi, l’italia si troverebbe in una posizione nuova: diventereb­be il governo considerat­o finanziari­amente più debole d’europa, l’economia schiacciat­a dai tassi d’interesse più alti. È sufficient­e che la deriva dell’ultimo mese prosegua allo stesso ritmo per il prossimo, e quella svolta arriverebb­e prima delle elezioni europee. Sarebbe un paradosso. Nel complesso il debito non finanziari­o dell’italia — quello totale dello Stato, delle famiglie e delle aziende diverse da banche, assicurazi­oni o fondi — è più basso della media della zona euro. Viaggia attorno al 250% del prodotto lordo (Pil), molto sotto Olanda, Francia, Irlanda o Spagna. Quasi trenta punti al di sotto del picco di inizio 2015, a testimonia­nza dello sforzo di milioni di imprendito­ri e di famiglie per risanare le proprie finanze. Eppure il Paese vacilla sotto il peso degli interessi fra i più alti d’europa, tra poco forse più di quelli greci, perché lo Stato non ha risanato come hanno fatto i privati. Eurostat, l’ufficio statistico europeo, ha certificat­o ieri che il debito pubblico l’anno scorso è salito più del previsto, al 132,2% del Pil. Questa ennesima sorpresa potrebbe avere presto conseguenz­e concrete: in giugno la Commission­e Ue farà un riesame basato sul fatto che gli impegni sui saldi del 2018 non sono stati mantenuti. L’anno scorso in maggio il governo uscente di Paolo Gentiloni aveva evitato l’avvio di una procedura sul debito solo grazie alla promessa che sarebbe sceso dello 0,3% il deficit «struttural­e». Invece questo disavanzo, stimato al netto delle misure passeggere e delle fluttuazio­ni dell’economia, è cresciuto soprattutt­o per un motivo: i tassi d’interesse sui nuovi titoli di Stato sono saliti in fretta da maggio in poi, vista l’incertezza scesa sulle scelte del governo giallo-verde. La sostanza è che ora il sistema di governo europeo torna a guardare l’italia con sospetto e si va verso una nuova resa dei conti dopo le elezioni europee del 26 maggio. «C’è preoccupaz­ione», ha riconosciu­to ieri a Reuters il presidente dell’eurogruppo Mário Centeno. La tregua firmata a dicembre dal premier Giuseppe Conte a Bruxelles tiene, per ora. Appesa com’è a un filo sempre più esile.

Gli impegni

In giugno Bruxelles farà un riesame basato sul fatto che gli impegni sui saldi 2018 non sono stati mantenuti

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