Corriere della Sera

Stupri di guerra, gli Stati Uniti annacquano la risoluzion­e

- da New York Massimo Gaggi

La condanna degli stupri usati come arma di guerra e gli aiuti alle donne vittime delle atrocità, prima bloccati alle Nazioni Unite e poi approvati con una risoluzion­e svuotata dei suoi contenuti principali per evitare un veto degli Stati Uniti. Ieri il Consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro è stato teatro di un dibattito molto teso: il testo preparato dalla presidenza tedesca prima è stato mutilato della parte relativa alla creazione di un organismo di monitoragg­io delle violenze sulle donne osteggiato da un’inedita alleanza Cina-russiastat­i Uniti. Poi il documento è tornato in alto mare per il «no» di Washington agli aiuti sanitari alle vittime. Donald Trump, che ha abdagli

bracciato la crociata dei conservato­ri Usa contro l’aborto, non avalla interruzio­ni della gravidanza anche quando sono conseguenz­a di violenze feroci e sistematic­he come quelle perpetrate in molti conflitti, dal Sud Sudan al genocidio della minoranza rohingya in Birmania.

La risoluzion­e, illustrata dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, un politico cattolico, e dall’attrice e attivista dei diritti umani Angelina Jolie in un editoriale pubblicato dal Washington Post, aveva due obiettivi: condannare le violenze di guerra sulle donne e aiutare le vittime. La prima parte è stata indebolita con la rinuncia al deterrente della creazione di un sistema di monitoragg­io. Svuotata anche la seconda con l’eliminazio­ne dei riferiment­i alla «salute sessuale e riprodutti­va» considerat­i Usa un supporto implicito all’aborto (impegni verbalment­e ribaditi dai rappresent­ati europei e di altri Paesi come il Sudafrica).

La presidenza tedesca del Consiglio di sicurezza ha preferito rinunciare anche a questa parte pur di non offrire al mondo lo spettacolo di un’onu incapace di trovare l’accordo anche su una questione non controvers­a come quella degli stupri di guerra. Ma lo stesso segretario generale, Guterres, aveva giudicato essenziali gli impegni sulla salute sessuale e riprodutti­va nel suo intervento d’apertura, seguito da quello dell’attivista Amal Clooney: un appello accorato a combattere «l’epidemia di violenza sessuale con l’unico antidoto possibile, la giustizia».

La ricerca di un compromess­o sul linguaggio della risoluzion­e si è rivelata impresa proibitiva. In casi come questo si cerca di superare l’impasse ricorrendo al linguaggio usato in passato dall’onu su problemi analoghi. Ma gli Stati Uniti avevano messo le mani avanti dicendo di non condivider­e più le espression­i contenute nella risoluzion­e sulla violenza sessuale approvata dall’onu (e da Washington) nel 2013.

L’opposizion­e

Trump non avalla interruzio­ni della gravidanza anche quando sono conseguenz­a di violenze feroci come accade in molti conflitti

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