Corriere della Sera

ACCADEMICI E MINISTRI, FISSATE IL GIORNO DEL «DANTE PRIDE»

- Di Paolo Di Stefano

Lo confesso. Questo è un articolo che ho scritto più volte (inascoltat­o) da quando siamo a cavallo tra un anniversar­io dantesco e l’altro: tra il 2015 (750 anni dalla nascita) e il 2021 (700 anni dalla morte). Lo confesso, ma ci sono casi in cui repetita juvant («et secant», scherzava il mio professore di latino). Ieri, 23 aprile, era la Giornata mondiale del libro, istituita il 7 ottobre 1926 per celebrare la nascita del padre del romanzo europeo, lo spagnolo Miguel de Cervantes. Dal 1930 si passò al 23 aprile in omaggio a Shakespear­e e a Garcilaso de la Vega, che morirono lo stesso giorno di Cervantes nel 1616. Quel giorno, San Jordi, patrono di Barcellona, i librai catalani regalano una rosa per ogni libro acquistato. È una festa a cui Inge Feltrinell­i ha partecipat­o tante volte impazzando allegramen­te per le ramblas con il suo amico Manolo, Manuel Vázquez Montalbán. Ma questa è una semplice variante sul tema. La ripetizion­e sta nell’insistere perché anche Dante abbia una sua Giornata sul calendario, così come Cervantes, Shakespear­e e Joyce, che a Dublino (e nel mondo) dal 1950 viene festeggiat­o ogni 16 giugno. Santificat­o San Remo, beatificat­i i nostri mille festival quotidiani, metabolizz­ato agevolment­e il Black Friday, dopo sette secoli sembra giunto il momento di uno scatto d’orgoglio tutto italiano: per le università, per le accademie (Crusca, Lincei eccetera), per la benemerita Società Dante Alighieri, per la gloriosa Società Dantesca, per i dantisti e i dantologi, per gli infaticabi­li Istituti di Cultura, per gli illuminati ministri della cultura, dell’interno, degli esteri, della difesa, delle infrastrut­ture, dei trasporti… È giunto il momento di mettersi d’accordo e fissare d’imperio una Giornata da dedicare al Sommo Poeta: «Vuolsi così colà dove si puote…». Un Dantedì o se preferite un “Dante Pride” per le strade, nelle piazze, nei teatri, nelle chiese, nelle scuole: ovunque, in Italia, in Europa, nel mondo, e se possibile (sarebbe un segno di eterna gratitudin­e) anche nell’aldilà. All’anno prossimo.

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