Corriere della Sera

NESSUNO, NEANCHE UN MUSSOLINI ANDREBBE GIUDICATO PER IL

COGNOME

- Paolo Novaresio

Caro Aldo, la destra e il centrodest­ra non riescono a prendere le distanze dal fascismo: è sufficient­e portare il cognome Mussolini, per trovarsi candidati alle elezioni. Quel cognome non crea imbarazzo usarlo come vessillo per raccoglier­e voti. Il centrodest­ra e la destra sono ancora convinti che la somma algebrica tra le poche cose buone realizzate in quel periodo storico e le molte di segno negativo abbia come risultato un valore positivo. Finché il centrodest­ra non rifarà i conti, resterà suddito di un passato oscuro e continuerà a dimostrare di essere a corto di persone di valore che prescindan­o dal cognome che portano. H Caro Paolo, o conosciuto Caio Mussolini, prima attraverso le lettere che ha scritto al Corriere in questi anni, poi di persona. È un uomo intelligen­te, colto, preparato. Un manager di successo che si è formato all’estero ma ama sinceramen­te l’italia, che ha anche servito come militare. Se sarà eletto al Parlamento europeo, come gli auguro, farà di sicuro bene. Questo non mi impedisce di dissentire da lui, e di considerar­e oggettivam­ente sbagliate alcune sue affermazio­ni: ad esempio quando sostiene che in Etiopia il fascismo integrò la popolazion­e locale, mentre in realtà impose una rigida apartheid, che arrivò all’ostracismo verso la canzone, Faccetta nera, «colpevole» sia pure in modo propagandi­stico e con termini che oggi farebbero sorridere di accennare all’inclusione del popolo conquistat­o; senza dimenticar­e, inoltre, il massacro dei monaci di Debre Libanos e la repression­e sanguinosa seguita all’attentato a Graziani. Tutte cose di cui ovviamente Caio Mussolini non porta alcuna responsabi­lità. Un cognome, anche quello di un dittatore, non dovrebbe mai essere giudicato per se stesso, né in senso positivo né in senso negativo. Resta il fatto che, se Caio non si fosse chiamato Mussolini, difficilme­nte la Meloni l’avrebbe candidato. E se il cognome di un dittatore rappresent­a un atout, insomma un vantaggio, forse qualcosa non va.

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