Corriere della Sera

Quota 100? Lasciano solo in 128 mila

La Cgil: nel 2019 attese richieste per meno di metà delle 290 mila previste dal governo

- di Enrico Marro

ROMA Andranno in pensione anticipata con «quota 100» meno della metà dei lavoratori previsti dal governo quest’anno e appena un terzo nel triennio 2019-2021. Lo Stato, nel triennio, spenderà circa 7,2 miliardi in meno rispetto ai 21 miliardi stanziati.un bel tesoretto che solo per l’anno in corso vale 1,6 miliardi di euro. Lo prevede uno studio dell’osservator­io Previdenza della Cgil. Che con Roberto Ghiselli chiede al governo di utilizzare i risparmi per accogliere le richieste del sindacato: uscita flessibile per tutti dopo i 62 anni, misure a sostegno delle donne e dei precoci, introduzio­ne di «una pensione contributi­va di garanzia per i giovani».

L’analisi della Cgil si limita a «quota 100», ma è noto che anche il «reddito di cittadinan­za», sta colleziona­ndo un numero di domande inferiore alle attese. Alla fine, quindi, già quest’anno il governo potrebbe di sporre di qualche miliardo di euro di risparmi rispetto ai 9,4 miliardi complessiv­amente stanziati per il 2019: 3,8 per «quota 100» e 5,6 per il «reddito di cittadinan­za». Secondo le elaborazio­ni della Cgil «quota 100» sta tirando la metà rispetto alle attese. Evidenteme­nte la riduzione implicita dell’assegno dovuta al pensioname­nto anticipato (meno contributi versati e coefficien­te di calcolo più basso perché tiene conto del fatto che l’assegno verrà preso per più tempo) ha scoraggiat­o molti lavoratori. Non a caso, gli stessi patronati che hanno raccolto le domande raccontano che nel privato coloro che hanno presentato domanda per «quota 100» sono spesso persone che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo mentre nel pubblico pesano soprattutt­o le richieste che vengono dalla scuola, da parte di insegnanti che stanno ben oltre «quota 100» cioè i 62 anni d’età e i 38 anni di contributi che sono la soglia minima per lasciare il lavoro.

Alla fine, dicono gli esperti della Cgil, nel 2019 utilizzera­nno il nuovo canale di pensioname­nto anticipato solo 128.594 lavoratori invece dei 290 mila previsti dal governo. Di questi, 87.338 saranno lavoratori del settore privato, invece dei 190 mila attesi, e 41.256 del settore pubblico invece di 100 mila. Lo studio arriva a queste conclusion­i partendo dalle domande presentate finora, che sono circa

120 mila. Di queste 57.988 sono richieste con decorrenza aprile 2019. L’inps ne ha accettate l’82%, cioè 47.551, tutte riferite al privato perché le prime uscite per i dipendenti pubblici saranno possibili da agosto. Nelle domande liquidate da aprile, così come in quelle messe in pagamento da agosto (e da settembre per la scuola, prima data utile fissata dalla legge), c’è il grosso dello stock di lavoratori con «quota 100» già maturata da tempo. In pratica coloro che hanno fra 63 e 67 anni d’età, oltre ai 38 anni di contributi: non a caso si tratta di circa 80 mila domande su 120 mila. Questo significa che le domande che arriverann­o d’ora in poi saranno quelle di «flusso» riguardant­i cioè i lavoratori che man mano raggiungon­o la soglia di «quota 100». La Cgil stima 5 mila pensioni al mese fino a dicembre nel privato e meno di 3 mila fra ottobre e dicembre nel pubblico. Conclusion­i messe in dubbio dal sottosegre­tario al Lavoro, Claudio Durigon: «Le nostre stime sono state fatte dall’inps e dalla Ragioneria generale dello Stato».

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