LA STOFFA DI DOMANI
Il progetto Il Museo Salvatore Ferragamo propone una mostra e una serie di iniziative sul legame tra etica e passerelle
Il direttore
Ricci: «Nel mondo del fashion la ricerca sta portando a nuovi e migliori materiali»
AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ ANCHE LA MODA SI INTERROGA
Lui ci aveva già pensato. Ottant’anni fa: quelle scarpe «antiche» eppure così innovative da poter essere inventate oggi sono ancora lì a testimoniarlo. Alcuni modelli sono stati realizzati con la corteccia d’albero, altri forgiati con la canapa, la carta di caramella riciclata, rafia, sughero. Materiali scandalosamente innovativi per il tempo (ecologici ancor prima dell’ecologia). Salvatore Ferragamo proto-ecologista? Forse abbiamo esagerato perché quelle scarpette formidabili furono anche figlie dell’autarchia. Eppure, ne siamo certi, lo sguardo di Salvatore aveva attraversato spazio e tempo e proiettato quelle invenzioni sino ai nostri tempi come simbolo dell’eccellenza.
Oggi sono esposte nella seconda sezione della mostra aperta al Museo Ferragamo e che illumina Sustainable Thinking, un progetto espositivo su più sedi (tra queste Palazzo
Vecchio e il Museo del Novecento) realizzato dalla maison, su un’idea del direttore del museo Stefania Ricci.
Il visitatore attraversa dieci sezioni e a volte ha desiderio di tornare indietro o andare avanti per sceglie un nuovo inizio e una nuova fine. Così si passa dalla sala delle invenzioni hi-tech applicate alla moda, a quella dove la trasformazione trionfa e l’intelligenza dei materiali si unisce alla creatività dell’artista artigiano. Oppure si riflette, con un mix di razionalismo ed empirismo, sperimentando che cosa significa la moda sociale e il riscatto delle tradizioni manuali etniche che a volte riescono a combattere e vincere con il Golem della globalizzazione. Una mostra che affronta le problematiche del pensiero sostenibile dalle lenti cognitive dei creatori di moda e degli artisti in genere.
Come il camerunense Pascale Marthine Tayou che, nella prima sezione ci proietta all’interno di «Invasion», un’istallazione di nuvole di fumo create da plastica multicolore. «Una giungla sintetica che ci racconta un ecosistema fantastico e squilibrato — spiega Stefania Ricci —, allegoria dell’eterogeneità del mondo e dell’esistenza umana». Si cammina in ambienti soffusi, in altri dove la luce quasi si unisce alle creazioni dei fashion designer. Ecco Ecoalf dell’imprenditore e stilista spagnolo Javier Goyeneche che presenta tessuti ricavati (grazie alla tecnologia) dal riciclo delle «reti fantasma», sì, proprio quelle reti da pesca che ogni anno si perdono nei mari stritolando in una morsa non biodegradabile gorgonie e posidonie, coralli e altre creature marine.
E poi Artemisia, l’abito-gioiello creato da Maria Sole Ferragamo (nipote di Salvatore) creato e mostrato al mondo utilizzando pelli di scarto. Persino i manichini, una volta enigmatici personaggi di materiale plastico, sono diventati biodegradabili. Non esiste sezione dalla quale non assimilare storie e racconti, emozioni ed esperienze sociali. Come quella di Stella Jean che con la sua moda multietnica ha creato un ponte tra l’italia e Haiti. Oppure l’esperienza di Progetto Quid, cooperativa che offre un lavoro creativo nella moda a persone vulnerabili, un’azienda etica e creativa, innovativa e solidale.
Nella settima sezione («Innovazione») ci sono gli abiti realizzati con le stampanti in 3D dall’americana Sylvia Heisel, dal concetto di abbigliamento modulare della romana Flavia La Rocca. Ma è ancora una volta la firma di Salvatore Ferragamo a polarizzare i gusti estetici ed etici con un cardigan e una T-shirt realizzati anche con tessuto orange fiber ottenuto dagli scarti delle bucce di arance. Se poi amate scienza e filosofia e un pizzico di utopia, c’è l’argentino Tomás Saraceno che con il suo costruttivismo utopico (eppure possibile) crea sculture e oggetti volanti che utilizzano come combustibile correnti termiche naturali.
«L’industria della moda — spiega Ricci — ha iniziato con un cammino etico ed estetico la via della sostenibilità. E la ricerca sta portando alla nascita di nuovi materiali ecologici e performanti». Un salto di paradigma creativo che Salvatore Ferragamo aveva già intuito più di 80 anni orsono.