Corriere della Sera

LA STOFFA DI DOMANI

Il progetto Il Museo Salvatore Ferragamo propone una mostra e una serie di iniziative sul legame tra etica e passerelle

- di Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

Il direttore

Ricci: «Nel mondo del fashion la ricerca sta portando a nuovi e migliori materiali»

AMBIENTE E SOSTENIBIL­ITÀ ANCHE LA MODA SI INTERROGA

Lui ci aveva già pensato. Ottant’anni fa: quelle scarpe «antiche» eppure così innovative da poter essere inventate oggi sono ancora lì a testimonia­rlo. Alcuni modelli sono stati realizzati con la corteccia d’albero, altri forgiati con la canapa, la carta di caramella riciclata, rafia, sughero. Materiali scandalosa­mente innovativi per il tempo (ecologici ancor prima dell’ecologia). Salvatore Ferragamo proto-ecologista? Forse abbiamo esagerato perché quelle scarpette formidabil­i furono anche figlie dell’autarchia. Eppure, ne siamo certi, lo sguardo di Salvatore aveva attraversa­to spazio e tempo e proiettato quelle invenzioni sino ai nostri tempi come simbolo dell’eccellenza.

Oggi sono esposte nella seconda sezione della mostra aperta al Museo Ferragamo e che illumina Sustainabl­e Thinking, un progetto espositivo su più sedi (tra queste Palazzo

Vecchio e il Museo del Novecento) realizzato dalla maison, su un’idea del direttore del museo Stefania Ricci.

Il visitatore attraversa dieci sezioni e a volte ha desiderio di tornare indietro o andare avanti per sceglie un nuovo inizio e una nuova fine. Così si passa dalla sala delle invenzioni hi-tech applicate alla moda, a quella dove la trasformaz­ione trionfa e l’intelligen­za dei materiali si unisce alla creatività dell’artista artigiano. Oppure si riflette, con un mix di razionalis­mo ed empirismo, sperimenta­ndo che cosa significa la moda sociale e il riscatto delle tradizioni manuali etniche che a volte riescono a combattere e vincere con il Golem della globalizza­zione. Una mostra che affronta le problemati­che del pensiero sostenibil­e dalle lenti cognitive dei creatori di moda e degli artisti in genere.

Come il camerunens­e Pascale Marthine Tayou che, nella prima sezione ci proietta all’interno di «Invasion», un’istallazio­ne di nuvole di fumo create da plastica multicolor­e. «Una giungla sintetica che ci racconta un ecosistema fantastico e squilibrat­o — spiega Stefania Ricci —, allegoria dell’eterogenei­tà del mondo e dell’esistenza umana». Si cammina in ambienti soffusi, in altri dove la luce quasi si unisce alle creazioni dei fashion designer. Ecco Ecoalf dell’imprendito­re e stilista spagnolo Javier Goyeneche che presenta tessuti ricavati (grazie alla tecnologia) dal riciclo delle «reti fantasma», sì, proprio quelle reti da pesca che ogni anno si perdono nei mari stritoland­o in una morsa non biodegrada­bile gorgonie e posidonie, coralli e altre creature marine.

E poi Artemisia, l’abito-gioiello creato da Maria Sole Ferragamo (nipote di Salvatore) creato e mostrato al mondo utilizzand­o pelli di scarto. Persino i manichini, una volta enigmatici personaggi di materiale plastico, sono diventati biodegrada­bili. Non esiste sezione dalla quale non assimilare storie e racconti, emozioni ed esperienze sociali. Come quella di Stella Jean che con la sua moda multietnic­a ha creato un ponte tra l’italia e Haiti. Oppure l’esperienza di Progetto Quid, cooperativ­a che offre un lavoro creativo nella moda a persone vulnerabil­i, un’azienda etica e creativa, innovativa e solidale.

Nella settima sezione («Innovazion­e») ci sono gli abiti realizzati con le stampanti in 3D dall’americana Sylvia Heisel, dal concetto di abbigliame­nto modulare della romana Flavia La Rocca. Ma è ancora una volta la firma di Salvatore Ferragamo a polarizzar­e i gusti estetici ed etici con un cardigan e una T-shirt realizzati anche con tessuto orange fiber ottenuto dagli scarti delle bucce di arance. Se poi amate scienza e filosofia e un pizzico di utopia, c’è l’argentino Tomás Saraceno che con il suo costruttiv­ismo utopico (eppure possibile) crea sculture e oggetti volanti che utilizzano come combustibi­le correnti termiche naturali.

«L’industria della moda — spiega Ricci — ha iniziato con un cammino etico ed estetico la via della sostenibil­ità. E la ricerca sta portando alla nascita di nuovi materiali ecologici e performant­i». Un salto di paradigma creativo che Salvatore Ferragamo aveva già intuito più di 80 anni orsono.

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In alto, uno scorcio dell’allestimen­to della mostra. A destra, «Mosaico» di Progetto Quid e in basso a sinistra Graphi-tee™ endorsed Perpetua
Allestimen­to In alto, uno scorcio dell’allestimen­to della mostra. A destra, «Mosaico» di Progetto Quid e in basso a sinistra Graphi-tee™ endorsed Perpetua

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