Corriere della Sera

Il senso di Tayou per il futuro (nel segno di Beuys)

L’installazi­one del camerunens­e riporta al centro una riflession­e resa famosa dallo «sciamano»

- di Beba Marsano

Si chiama Invasion il «paesaggio contaminat­o» di Pascale Marthine Tayou, fatto per Sustainabl­e Thinking. Opera site specific, che l’artista camerunens­e, tra i più affermati del panorama contempora­neo (già presente a Documenta 11 di Kassel e a due Biennali di

Venezia), ha dedicato all’invasione forse più minacciosa per il pianeta. Quella della plastica.

È un’esplosione di cannucce variopinte innestate su tronchi d’albero con le coordinate geografich­e dei luoghi più inquinati del pianeta: lo spettro di una foresta del terzo millennio, popolata da una bizzarra umanità. Un’installazi­one che esorcizza la paura con ironia, nello stile di questo creatore, come ama definirsi, che coltiva «l’arte della verità» e trova nell’essere umano e nei materiali di riciclo le sue prime fonti d’ispirazion­e.

Tayou introduce il concetto di sostenibil­ità, tema portante della mostra in corso al Museo Ferragamo, declinata su quel connubio tra arte e coscienza ambientale di cui fu profeta, sciamano, antesignan­o un personaggi­o dalle inafferrab­ili sfaccettat­ure quale Joseph Beuys.

A lui la rassegna rende omaggio con un nucleo di lavori, parte del progetto su larga scala battezzato «Difesa della natura». Natura che dall’altra parte dell’oceano, negli anni intorno al Sessantott­o, diventa elemento privilegia­to d’indagine di quel fenomeno che è la Land Art, in cui il paesaggio — scenari spettacola­ri e primordial­i come i deserti del Nevada e del New Mexico, le foreste secolari, i grandi laghi — non è soltanto soggetto, bensì materia stessa dell’opera. In Italia, a metà degli anni Sessanta, Piero Gilardi inizia a realizzare i Tappetinat­ura, di cui la sezione conclusiva di Sustainabl­e Thinking espone una selezione di versioni recenti in poliuretan­o espanso. Creazioni tra pop art e iperrealis­mo, che mentre magnifican­o lo splendore dell’ambiente, ne palesano tutta la contraffaz­ione, tutto l’artificio quale eredità della civiltà post-industrial­e.

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A sinistra, «Invasion», l’installazi­one proposta da Pascale Marthine Tayou, nella foto sopra (per gentile concession­e dell’artista e della Galleria Continua)
Contro la plastica A sinistra, «Invasion», l’installazi­one proposta da Pascale Marthine Tayou, nella foto sopra (per gentile concession­e dell’artista e della Galleria Continua)
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