Corriere della Sera

La resa dei conti

A San Siro semifinale di ritorno: un trofeo prezioso se si dovesse mancare il quarto posto

- Carlos Passerini

Milan e Lazio si giocano gran parte della stagione Gattuso: «Voglio i miei con la bava alla bocca»

MILANO La formula «tutto in una notte» suona sempre un filo retorica, eccessiva, artefatta. A volte però è inevitabil­e, o meglio è l’unica esatta, perché un’altra non renderebbe, non spieghereb­be il senso di una partita che rappresent­a realmente il primo vero crocevia stagionale. Tanto per il Milan quanto per la Lazio. San Siro, 20.45, Coppa Italia, semifinale di ritorno. Si parte dallo 0-0 di due mesi fa all’olimpico. Significa che chi si ferma è perduto. E dice tristement­e addio, a una curva sola dal traguardo, e per di più con la Juve cannibale fuori dai giochi, a una competizio­ne che potrebbe salvare almeno in parte la stagione, nel caso in cui sfumasse il piazzament­o Champions. Ipotesi quest’ultima che si realizzerà sicurament­e almeno per una delle due, visto che la pazza corsa Champions mette ormai in palio solo il quarto posto, con i primi tre già andati: una delle due resta fuori. Di là l’altra semifinale è Atalantafi­orentina, in campo domani dopo il 3-3 della prima gara. Lo scenario è chiaro, siamo di fronte a una resa dei conti a quattro: chi vince porta a casa un bottino che mai come questa volta assume un peso specifico decisivo. Altro che coppetta. Oro puro.

L’incrocio di San Siro è tossico. Il veleno è rimasto nell’aria. Invitabile, nonostante i lodevoli tentativi da una parte e dall’altra di mettere alle spalle quanto avvenuto durante ma soprattutt­o dopo lo spareggio Champions di due settimane fa. Troppo veleno quella notte, per non lasciare il segno. Gattuso aveva proposto che i giocatori entrassero in campo abbracciat­i, ma non succederà: alla fine si abbraccerà solo lui con Inzaghi.

I due sono amici, anche se Rino per Simone resta un ostacolo invalicabi­le: non l’ha mai battuto. Una sfida nella sfida, come quella fra i due centravant­i, Piatek contro Immobile. Stagioni diverse (29 gol in 36 partite il milanista, 18 in 39 il laziale) ma un obiettivo comune per Kris e Ciro: la finale a Roma del 15 maggio.

Dopo aver cercato di abbassare i toni («spero sia uno spot per il calcio italiano») e smentito la voce di un suo passaggio al Newcastle a fine stagione dopo il retroscena svelato della cena milanese col potentissi­mo agente Mendez («è un mio amico»), Gattuso ieri ha chiesto ai suoi «la bava alla bocca» e ha ammesso che il suo Milan è stanco: «Ma come noi sono stanchi anche gli al

tri». È anche per questo che stasera potrebbe cambiare qualcosa. Nella rifinitura di ieri ha provato difesa a tre e centrocamp­o a quattro, disposizio­ne che nelle ultime settimane a gara in corso ha funzionato sicurament­o meglio del 4-3-3 di partenza. Più sorprenden­te che stia valutando di mettere al centro Caldara, una sola presenza in stagione, a settembre in Europa League, prima dei due lunghi infortuni. Rodaggio scarso? La qualità del ragazzo però è indiscutib­ile. Vedremo. In caso gli esterni sarebbero Calabria e Laxalt, con l’obiettivo chiaro di schierarsi a specchio rispetto alla Lazio. Paquetà? Non dall’inizio: dopo le tre partite saltate per la distorsion­e alla caviglia e il recupero lampo c’è una certa cautela. Anche perché domenica sera è in programma la fondamenta­le trasferta in casa del Toro che dirà moltissimo sulla corsa all’oro della Champions.

La tensione è alta. Ma anche dall’altra parte. Nella bufera dopo il solo punto in 4 partite che ha forse definitiva­mente estromesso la Lazio dalla volatona per il ricchissim­o quarto posto, Inzaghi ha cercato di ricompatta­re i suoi, dopo che lunedì a Formello il patron Lotito è andato giù durissimo. «Ci giochiamo tanto». Tutto in una notte, già.

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Duello Krzysztof Piatek e Francesco Acerbi (Ap)
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