La resa dei conti
A San Siro semifinale di ritorno: un trofeo prezioso se si dovesse mancare il quarto posto
Milan e Lazio si giocano gran parte della stagione Gattuso: «Voglio i miei con la bava alla bocca»
MILANO La formula «tutto in una notte» suona sempre un filo retorica, eccessiva, artefatta. A volte però è inevitabile, o meglio è l’unica esatta, perché un’altra non renderebbe, non spiegherebbe il senso di una partita che rappresenta realmente il primo vero crocevia stagionale. Tanto per il Milan quanto per la Lazio. San Siro, 20.45, Coppa Italia, semifinale di ritorno. Si parte dallo 0-0 di due mesi fa all’olimpico. Significa che chi si ferma è perduto. E dice tristemente addio, a una curva sola dal traguardo, e per di più con la Juve cannibale fuori dai giochi, a una competizione che potrebbe salvare almeno in parte la stagione, nel caso in cui sfumasse il piazzamento Champions. Ipotesi quest’ultima che si realizzerà sicuramente almeno per una delle due, visto che la pazza corsa Champions mette ormai in palio solo il quarto posto, con i primi tre già andati: una delle due resta fuori. Di là l’altra semifinale è Atalantafiorentina, in campo domani dopo il 3-3 della prima gara. Lo scenario è chiaro, siamo di fronte a una resa dei conti a quattro: chi vince porta a casa un bottino che mai come questa volta assume un peso specifico decisivo. Altro che coppetta. Oro puro.
L’incrocio di San Siro è tossico. Il veleno è rimasto nell’aria. Invitabile, nonostante i lodevoli tentativi da una parte e dall’altra di mettere alle spalle quanto avvenuto durante ma soprattutto dopo lo spareggio Champions di due settimane fa. Troppo veleno quella notte, per non lasciare il segno. Gattuso aveva proposto che i giocatori entrassero in campo abbracciati, ma non succederà: alla fine si abbraccerà solo lui con Inzaghi.
I due sono amici, anche se Rino per Simone resta un ostacolo invalicabile: non l’ha mai battuto. Una sfida nella sfida, come quella fra i due centravanti, Piatek contro Immobile. Stagioni diverse (29 gol in 36 partite il milanista, 18 in 39 il laziale) ma un obiettivo comune per Kris e Ciro: la finale a Roma del 15 maggio.
Dopo aver cercato di abbassare i toni («spero sia uno spot per il calcio italiano») e smentito la voce di un suo passaggio al Newcastle a fine stagione dopo il retroscena svelato della cena milanese col potentissimo agente Mendez («è un mio amico»), Gattuso ieri ha chiesto ai suoi «la bava alla bocca» e ha ammesso che il suo Milan è stanco: «Ma come noi sono stanchi anche gli al
tri». È anche per questo che stasera potrebbe cambiare qualcosa. Nella rifinitura di ieri ha provato difesa a tre e centrocampo a quattro, disposizione che nelle ultime settimane a gara in corso ha funzionato sicuramento meglio del 4-3-3 di partenza. Più sorprendente che stia valutando di mettere al centro Caldara, una sola presenza in stagione, a settembre in Europa League, prima dei due lunghi infortuni. Rodaggio scarso? La qualità del ragazzo però è indiscutibile. Vedremo. In caso gli esterni sarebbero Calabria e Laxalt, con l’obiettivo chiaro di schierarsi a specchio rispetto alla Lazio. Paquetà? Non dall’inizio: dopo le tre partite saltate per la distorsione alla caviglia e il recupero lampo c’è una certa cautela. Anche perché domenica sera è in programma la fondamentale trasferta in casa del Toro che dirà moltissimo sulla corsa all’oro della Champions.
La tensione è alta. Ma anche dall’altra parte. Nella bufera dopo il solo punto in 4 partite che ha forse definitivamente estromesso la Lazio dalla volatona per il ricchissimo quarto posto, Inzaghi ha cercato di ricompattare i suoi, dopo che lunedì a Formello il patron Lotito è andato giù durissimo. «Ci giochiamo tanto». Tutto in una notte, già.