Corriere della Sera

Hotel, gallerie d’arte, bibliotech­e La svolta profana delle ex chiese

Crisi dei luoghi sacri, il dibattito: «Salvarli dal degrado: meglio l’uso sociale»

- Silvia Nani

Navate trasformat­e in spazi espositivi, sacrestie in librerie, absidi diventate il perimetro di stanze da letto. Ma persino, nei casi più estremi (e quasi mai in Italia), chiese e cappelle rinate sottoforma di hotel e bar. La seconda vita dei luoghi di culto sconsacrat­i è ormai una realtà che forse, in tempi di crisi delle vocazioni e conseguent­i soppressio­ni di alcuni ordini, potrebbe diventare un’urgenza, per evitare il degrado progressiv­o con cui un’architettu­ra abbandonat­a si trova a fare i conti. Obiettivo, salvaguard­are un patrimonio culturale e spirituale. Se ne è occupata lo scorso novembre la Conferenza Episcopale Italiana nel convegno dal titolo provocator­io «Dio non abita più qui?», da cui già traspare il dibattito sulla liceità o meno del cambio d’uso di un luogo che, nell’essere sconsacrat­o, non perde il suo valore immaterial­e. In realtà,

alla fine, le linee guida stilate dalla Cei non si oppongono alla riconversi­one di questi spazi, anzi. Ma esortano a individuar­e finalità culturali e sociali, evitando il più possibili gli utilizzi puramente commercial­i. Quindi mai luoghi «di vendita» o abitazioni?

«Era sconsacrat­a da molti anni. Da Napoleone, che ne fece scempio decapitand­o tutte le statue di santi, le traversie arrivarono al ‘900, in cui diventò un deposito di carrarmati e alla fine fu abbandonat­a. Pur essendo un’architettu­ra pregevole e unica chiesa a 5 navate della città», racconta la gallerista Enrica De Micheli della chiesa cinquecent­esca di Sant’agostino, nel centro storico di Piacenza, da lei trasformat­a sei mesi fa con il nome «Volumnia» in galleria di antiquaria­to e design. La partecipaz­ione a un bando con un progetto, e l’aggiudicaz­ione: «Per creare uno spazio esposito». tivo, permanente e per mostre culturali temporanee: un contenitor­e artistico a disposizio­ne della città, a cui far scoprire gli oggetti creando un dialogo più intimo con il luogo», spiega. I lavori, rispettosi ma valorizzan­ti della struttura: «Dalla messa in sicurezza di intonaci e statue, alla pedana per l’esposizion­e, in resina bianca, basse e semplici per far risaltare il pavimento preesisten­te, ma usate anche per nascondere i tubi del teleriscal­damen-Prossimi passi saranno un bistrot nell’area esterna («Una struttura leggera con tanto vetro, perché dietro si legga l’architettu­ra») e una libreria d’arte e letteratur­a nella

Mario Botta

«Non mi scandalizz­a renderle case private ma io penso piuttosto a spazi di accoglienz­a»

sacrestia: «Come fosse una biblioteca, dove i volumi si potranno consultare», precisa De Micheli. Perché chiunque trovi l’occasione per entrare e fermarsi a godere del luogo.

Restituire un’architettu­ra che era sacra alla collettivi­tà può diventare il nuovo senso da dare a queste riconversi­oni. L’ha fatto Tobia Scarpa con l’ex chiesa di San Teonisto a Treviso, oggi auditorium e spazio eventi grazie alla Fondazione Benetton: «L’edificio aveva perso la sua memoria mistica: non c’erano più opere d’arte e simboli religiosi, il tetto originario era stato bombardato. E il luogo in completo degrado», racconta Scarpa che, dopo il restauro conservati­vo, ha aggiunto gradinate, ripiegabil­i all’occorrenza e lampadari a led dal design contempora­neo, rendendo questo spazio vivo e fruibile. «Salvaguard­ando la storicità del luogo, ritengo che sia sempre lecito il recupero piuttosto dell’abbandono o delle demolizion­e», argomenta Scarpa. Della stessa opinione è Mario Botta, architetto autore di molti progetti di chiese, che punterebbe però su un uso di carattere sociale: «I luoghi di culto portano in sé situazioni di silenzio e meditazion­e. Occorre che questi valori non vadano persi: per esempio potrebbero essere riconverti­ti in un’abitazione temporanea per rifugiati. Anche se sconsacrat­a, una chiesa rimane portatrice di memorie culturali collettive che, come tali, vanno salvaguard­ate attraverso riconversi­oni “etiche”». Eppure, soprattutt­o nel nord Europa e negli Stati Uniti, sono frequenti le trasformaz­ioni di chiese e cappelle sconsacrat­e in hotel, bar e persino abitazioni private. Fino a che punto è lecito farlo? Botta non è contrario: «Anche se credo che su un edificio di particolar­e valore storico occorra astenersi da questi tipi di utilizzi. Meglio un impiego che lo restituisc­a alla comunità. Anche temporaneo — dice e conclude —, in ogni caso è sempre meglio evitare atteggiame­nti consumisti­ci troppo disinvolti». Come dire, sì a una cappella come casa, ma con rispetto.

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 ??  ?? Multiuso De Petrus, biblioteca, museo e centro culturale aperti nel 2018 in una chiesa del 1884, a Vught, in Olanda
Multiuso De Petrus, biblioteca, museo e centro culturale aperti nel 2018 in una chiesa del 1884, a Vught, in Olanda
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 ??  ?? Maestose Nella foto grande, la navata della galleria Volumnia, nella chiesa di Sant’agostino a Piacenza (foto Delfino Sisto Legnani); qui sopra, una camera dell’hotel Mercure Centre, in un’antica abbazia a Poitiers
Maestose Nella foto grande, la navata della galleria Volumnia, nella chiesa di Sant’agostino a Piacenza (foto Delfino Sisto Legnani); qui sopra, una camera dell’hotel Mercure Centre, in un’antica abbazia a Poitiers

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