L’arte (contemporanea) a Firenze: «Scommessa vinta»
Da Ai Weiwei a Viola, a Palazzo Strozzi mostre da oltre 100 mila visitatori. Ferragamo: pubblico globale
Bronzino, pittore e poeta alla corte dei Medici. Marina Abramovic e le sue performance. Pontormo e Rosso Fiorentino. Ai Weiwei, l’artista dissidente cinese con i gommoni dei migranti appesi sulla facciata di un palazzo del 1489.
Kandinsky e Pollock. Michelangelo e Giambologna. Le installazioni video ipnotiche di Bill Viola. E, in questi giorni, Verrocchio maestro di Leonardo. Che cos’hanno in comune tutti questi artisti? Le loro mostre, a Palazzo Strozzi, hanno attirato almeno centomila visitatori, a volte centocinquantamila (Ai Weiwei), centottantamila nel caso di Abramovic. In questi giorni, dopo poche settimane, Verrocchio ha già staccato 90 mila biglietti, e nel cortile del palazzo tra piazza della Signoria e Santa Maria Novella è appena stata montata l’amaca gigante del collettivo brasiliano Opavivarà, aperta a tutti.
«E pensare che quelli della mia età sono cresciuti sentendosi ripetere che Firenze è soltanto Rinascimento, nient’altro; che noi fiorentini siamo fatti di Rinascimento e l’arte moderna o peggio ancora quella contemporanea qui non avevano chances. Sbagliavano. Palazzo Strozzi lo dimostra: il pubblico di Firenze è globale, Firenze è fatta del suo passato unico ma vive nel presente. E noi fiorentini siamo cambiati», spiega Leonardo Ferragamo, membro del cda di Palazzo Strozzi, museo che per l’80 per cento vive di fondi privati.
Una scommessa articolata nelle scelte di Arturo Galansino, 42 anni, manager chiamato dal 2015 a dirigere la Fondazione che passa il tempo a scervellarsi, da curatore, per definire ogni dettaglio ma poi si ritrova, paradossalmente, a gioire per quello che gli pare un bellissimo complimento: «Mi sento dire spesso: “veniamo a Palazzo Strozzi senza sapere neanche quale mostra ci sia, tanto sappiamo che sarà interessante”».
Ferragamo, forse perché l’azienda di famiglia è da sempre globale — suo padre Salvatore emigrò in America e diventò famoso creando scarpe per le dive di Hollywood —, non aveva dubbi sulla presenza di un pubblico diverso. «Noi fiorentini siamo così: magari fatichiamo a metterci d’accordo, ma la sensibilità per il bello c’è, il gusto c’è. Le cose belle pensate con attenzione parlano a tutti». Riconosce il ruolo dell’alta velocità «che ha cambiato le cose: e anche se con l’aeroporto abbiamo fatto più fatica è in dirittura d’arrivo. L’importante è non cedere al male italiano del cambiare tutto appena arriva una nuove gestione: sono cambiati sindaci, ma il percorso d’un lavoro comune è stato rispettato».
Oltre il Rinascimento «Ci hanno detto che eravamo soltanto Rinascimento, invece la città vive nel presente»