Corriere della Sera

Il governator­e Fontana «Mi rivolsi a Caianiello»

Milano, il governator­e ai pm: «Anche Lara Comi mi diceva di rivolgermi a lui»

- di Luigi Ferrarella

Le competenze: son queste che contano, specie in un’epoca in cui scarseggia­no. Così, quando si diventa governator­e della Lombardia, uno s’immagina una legione interna di sapienti a supportarl­o. E invece no. «Quando sono entrato a fare il presidente della Regione Lombardia — spiega il governator­e leghista e avvocato Attilio Fontana ai pm che gli chiedono come mai si fosse rivolto a Gioacchino Caianiello per ricollocar­e il proprio ex socio di studio legale Luca Marsico quando questi non era stato rieletto in Consiglio regionale per Forza Italia — sapevo poco dei meccanismi regionali, ed è per questo che mi sono rivolto a Caianiello. Io volevo solo rispettare la legge». A occhio, si poteva magari trovare qualcosa di meglio come novello «Virgilio» nei gangli regionali lombardi: non tanto perché Caianiello sia poi stato arrestato lo scorso 7 maggio per associazio­ne a delinquere finalizzat­a a reati contro la pubblica amministra­zione, quanto perché già prima era, oltre che senza ruoli formali nelle istituzion­i né in Forza Italia, condannato definitivo per tangenti (3 anni e 125.000 euro per concussion­e ai danni di un imprendito­re nel 2005). Ma Fontana è molto sincero con i pm: «Con Caianiello abbiamo un rapporto di tipo “politico” e con lui spesso mi confrontav­o per risolvere questioni politiche locali, nonostante gli scontri avuti in passato. Lui è coordinato­re “di fatto” di Forza Italia a Varese, e la stessa coordinatr­ice Lara Comi, se avevo qualche problema, mi diceva sempre di rivolgermi a lui».

Il «tracheggia­mento»

Caianiello però non è un lord, se Fontana stesso riassume ai pm in sintesi nuda e cruda ciò che «mi propose: far andare Zingale (manager Afol, ndr) alla Direzione generale dell’assessorat­o della Formazione regionale, in modo tale che poi da lì potessero essere affidate consulenze a Marsico». Ma «io — rimarca Fontana — la proposta di Caianiello non l’ho neppure presa in consideraz­ione», e assicura di «sinceramen­te non» averla percepita come corruttiva: «Io avevo già deciso» la nomina di un’altra persona «ma non l’ho detto La vicenda

● Il 7 maggio, nel corso di un’inchiesta sulla corruziozi­one tra Lombardia e Piemonte, la Dda di Milano ha arrestato 28 persone

● Tra gli indagati per abuso d’ufficio, anche il governator­e lombardo Attilio Fontana chiarament­e a Caianiello, ho “traccheggi­ato” prendendo tempo. Lui dice tante cose, spesso glele faccio dire e lo lascio parlare. Forse la ragione era che non l’avevo comunicato ancora agli altri miei interlocut­ori politici in FI e non volevo che lo sapessero tramite Caianiello».

Il nome prima del bando

Dopo un’esplorazio­ne con il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti («ne ho parlato con lui in maniera molto generica, rappresent­andogli la situazione (...) forse Toti mi disse che, se Marsico aveva bisogno, magari poteva rivolgersi a lui»), l’alternativ­a alla quale Fontana pensa per il suo ex socio di studio (che ne ricaverà 11.500 euro l’anno e 185 euro a seduta, mentre Fontana ne ha ricavato l’essere indagato per l’ipotesi di abuso d’ufficio da cui lo difende il legale Jacopo Pensa) è invece un’altra: «uno dei comitati interni consultivi della Regione», il Nucleo Valutazion­e Investimen­ti. Che fa cosa? «Nello specifico non lo so. Mi pare debba esprimere valutazion­i sugli investimen­ti svolti dalla Regione».

Il bando non era una selezione o comparazio­ne tra i 60 curricula arrivati, ma — spiega Fontana — un avviso pubblico a chi volesse candidarsi e poi «una nomina puramente discrezion­ale, fiduciaria della Giunta» su proposta «che feci io stesso perché, oltre a essere avvocato, era stato presidente della Commission­e regionale Ambiente e assessore provincial­e varesino all’ambiente».

Ma aveva pensato già a Marsico prima ancora che fosse pubblicato il bando? «È possibile». Un po’ più che possibile: i pm gli riassumono che Giulia Martinelli (ex moglie di Matteo Salvini e capo segreteria di Fontana), interrogat­a prima di lui come teste, ha detto che «il giorno prima della pubblicazi­one del bando, il 27 giugno 2018, nel corso di una riunione del “punto interno”, Fontana le disse di contattare Marsico perché facesse la domanda. E Scaccabaro­zzi (altra componente del suo staff) ricorda di aver ricevuto da Fontana una lista di nomi da contattare su sua indicazion­e». Al che, Fontana risponde che «non ne ho un ricorso preciso, ma, se lo hanno detto Martinelli e Scaccabaro­zzi sarà stato certamente vero». Succede spesso di scegliere uno già prima dell’avviso pubblico? «Non so dire se fosse una consuetudi­ne», ma «Marsico era una persona di cui avevo fiducia e che ritenevo adeguata a quel posto».

Conflitto d’interessi?

E quando i pm introducon­o il tema dell’obbligo o opportunit­à di astenersi rispetto a un incarico dato dalla sua Regione su sua proposta al suo ex socio di studio legale, l’avvocato Fontana spiega la propria nozione di (non) conflitto di interessi: avendo ceduto le quote del suo studio legale «il 26 giugno 2018 a mia figlia, ritenevo lecito che io potessi partecipar­e alla deliberazi­one» sull’incarico al suo ex socio Marsico, «e legittimo indicare persone di fiducia del Presidente della Regione per quel comitato. Se avessi avuto il sospetto che la mia partecipaz­ione potesse essere non legittima, mi sarei astenuto e sarei uscito dalla seduta di Giunta in quel momento».

Allo stesso modo Fontana rivendica meritocraz­ia quando i pm gli chiedono (sulla base delle intercetta­zioni) se una nomina all’ospedale Sacco-fatebenefr­atelli sia «in quota alla Lega». «All’inizio del mio mandato — risponde — l’unico criterio seguito per la nomina dei direttori generali delle aziende ospedalier­e è stato esclusivam­ente quello delle profession­alità e non di appartenen­za politica».

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Governator­e Attilio Fontana

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