La penisola del tesoro
L’hanno trovata nella terra, incassata in un muro di epoca medievale lungo la strada dei Fori. La testa di una statua che raffigura un ragazzo dai tratti femminei. Così gli antichi romani, meno bacchettoni di certi contemporanei, immaginavano Dioniso, il dio delle bisbocce. Pochi giorni fa, non lontano da lì, i restauratori della Domus Aurea di Nerone erano inciampati in un’altra meraviglia perduta, la Sala della Sfinge. L’italia non è solo un museo a cielo aperto, ma una penisola del tesoro, e molti bauli si nascondono ancora nel sottosuolo, in attesa di qualche novello Schliemann che li vada a stanare. Non avevo mai riflettuto sulla verità letterale del luogo comune che recita: la cultura è il nostro petrolio. Oltre ai capolavori che si
vedono, e a quelli che non si vedono (stipati nei magazzini per mancanza di spazio), ci sono quelli che non si sono ancora visti ma che pure esistono sotto i nostri piedi, da qualche parte. Chi ha avuto la fortuna di nascere in Italia, invece di alzare gli occhi al cielo per lamentarsene, ogni tanto potrebbe anche abbassarli. Già lo fa per compulsare il telefonino, ma non basta. Bisogna guardare ancora più in basso. E iniziare a scavare.
P.S. Qualcosa, va detto, si sta muovendo. Gli scavi che hanno liberato la testa di Dioniso dall’oblio dei millenni sono stati finanziati da un governo che ha finalmente a cuore le sorti della nostra cultura. Quello dell’ azerbaigian.