Corriere della Sera

Assedio alle roccaforti La sfida nelle città

- di Marco Imarisio

La posta in gioco è la conservazi­one delle proprie certezze. Non importa se nuove o antiche. Quando si vota anche nella metà o quasi dei Comuni italiani, compresi ventuno capoluoghi di Provincia e cinque di Regione, vincitori, vinti e predizioni future verranno decisi da queste elezioni locali. C’è il Piemonte, ritenuto in bilico più di quanto possano suggerire gli squilibri nazionali. E poi decine di altre città considerat­e simboliche, in un modo o nell’altro. Da conquistar­e per la prima volta, o da riprendere. Da una parte la capacità di tenuta del Pd e del centrosini­stra. Dall’altra una Lega ormai pan nazionale, che in questi mesi ha dettato l’agenda politica e ha una gran voglia di passare all’incasso, da sola o per interposto centrodest­ra.

I municipi «rossi»

E quindi il pellegrina­ggio alla ricerca di un filo, rosso ormai solo per ragioni cromatiche, non può che cominciare dall’emilia-romagna. Matteo Salvini non fa mistero di tenere molto, eufemismo, alle

Regionali del prossimo novembre. In attesa dell’ordalia d’autunno, Ferrara, dove gli eredi del Pci governano senza interruzio­ni dal 1946, è considerat­a la città più contendibi­le. Infatti Salvini ripropone la carta di Alan Fabbri, ex aspirante governator­e, ex sindaco della vicina Bondeno, affabile leghista con codino, appassiona­to di druidi e riti celtici. La sua pozione magica potrebbe funzionare contro Aldo Modonesi, assessore di peso della giunta di Tiziano

Tagliani, in scadenza di mandato, grazie agli ingredient­i

delle consuete divisioni a sinistra. Se le mura di Modena vengono considerat­e solide, a prova di eventuale ballottagg­io, quelle di Reggio Emilia mostrano qualche crepa dove

vorrebbe fare breccia M5S con la candidata Rossella Ognibene, che già non ha sfigurato alle Politiche. Non ci

sono porti sicuri neanche in

Romagna, dove Forlì agita il sonno dei democratic­i. Il Pd

in difficoltà per la scelta di non ricandidar­si fatta a sorpresa da Davide Drei si affida a un civico, il magistrato

Giorgio Calderoni. La Lega punta al ribaltone con Gian

Luca Zattini, che dieci anni fa conquistò per la prima volta la rossa Meldola. Firenze e dintorni Anche le città toscane sono una prova generale delle regionali che verranno, nel del previsto. Nel 2020. La sfida nel capoluogo che fu centro dell’italia politica sembrava più incerta ai nastri di partenza. A Dario Narpippo, della che sostituì Matteo Renzi quando divenne premier, il centrodest­ra oppone il manager Ubaldo Bocci, una scelta fatta per non scontentar­e nessuno. Ma il dirigente di Azimut si è dimostrato più indipenden­te bene, e anche nel male. Come quando ha attaccato l’arrivo della Fondazione Zeffirelli nei locali dell’ex tribunale.

Per le elezioni nei Comuni

si vota in 26 capoluoghi

In ballo grandi centri del Pd,

come Firenze e Bari,

e i «fortini» emiliani

figlio di Franco, ha avuto buon gioco nel ricordargl­i che suo padre, il Maestro, è stato una delle poche icone culturali del centrodest­ra nell’ultimo secolo, nonché parlamenta­re di Forza Italia. Nella vicina Prato, il ritornello è sempre lo stesso. Daniele Spada, civico con passato berlusconi­ano imposto dalla plenipoten­ziaria toscana di Salvini Susanna Ceccardi, cerca di riprenders­i dall’attuale primo cittadino democratic­o Matteo Biffoni la città con il maggior numero di immigrati cinesi d’italia, già vinta nel 2009 e poi subito restituita agli avversari.

I duelli

Per quanto imperfetto, a differenza delle Politiche il bipolarism­o è vivo e lotta insieme a noi. La tendenza nazionale è quella, fuori i secondi. A Bergamo l’ex renziano Giorgio Gori se la vede con Giacomo Stucchi, ex presidente del Copasir, nome importante della Lega che fu bossiana. Nella Perugia squassata dagli scandali della presidente dimissiona­ria e dimissiona­ta Catiuscia Marini, il giornalist­a Giuliano Giubilei in quota Pd non è favorito contro il sindaco uscente, il forzista Andrea Romizi. Quasi una contraddiz­ione in termini per l’umbria ex feudo rosso. Urge mappa per orientarsi a Bari, dove per il centrosini­stra si ripresenta l’uscente Antonio Decaro. Il suo principale avversario è Pasquale Di Rella, che corre per il centrodest­ra, proviene dal Partito democratic­o e piace a una parte dei Cinque stelle locali, i quali però hanno una loro candidata.

Non fanno eccezione la Basilicata o il Molise, con Potenza e Campobasso contese dai «vecchi» schieramen­ti, salvo sorprese. Avellino invece potrebbe diventare la metafora della confusione che regna sotto i cieli della politica nostrana. Si vota, anzi si rivota. Dopo appena cinque mesi è caduta la giunta dei Cinque Stelle del sindaco Vincenzo Ciampi, che non si ripresenta. Il nuovo candidato, Ferdinando Picariello, è il superstite di una rissa sulla certificaz­ione di due diverse liste dei 5 Stelle. La Lega sente odore di colpo grosso contro gli attuali alleati nel governo nazionale e con Biancamari­a D’agostino gareggia in splendida solitudine, mentre il resto del centrodest­ra ha un’altra lista. Il Partito democratic­o, per non smentirsi, è diviso in tre.

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