Corriere della Sera

100 GIORNI IN VIDEO

UN DOCUMENTAR­IO DOPO 28 TAPPE GLI EUROPEI CHE ABBIAMO VISTO

- Francesco Giamberton­e Marilisa Palumbo

Cento giorni per fotografar­e un momento. Quello che sta attraversa­ndo l’europa alla vigilia delle elezioni più attese. Oggi troverete sul sito del Corriere un documentar­io interattiv­o che prova a mettere insieme i pezzi di quello che abbiamo raccolto viaggiando in questi tre mesi con 28 giornalist­i, e i fotografi di Prospekt, in tutti i Paesi dell’unione.

Cosa significa essere europei? Cosa ci fa paura di quella che Javier Cercas, incontrato a Barcellona, definisce «l’unica utopia ragionevol­e» del nostro tempo?

Il continente che abbiamo visitato è una giostra: molti non vedono l’ora di salire, altri vogliono scendere. E non tutti vanno alla stessa velocità. C’è un’europa che funziona, soprattutt­o al Nord, e che dà molto ai suoi cittadini: lunghi congedi per i genitori in Svezia, stipendi a tutti gli studenti universita­ri in Danimarca, enormi aiuti alle start-up digitali in Estonia, case agevolate in Austria e la ricetta della felicità (sauna compresa) in Finlandia. Ma i confini dell’unione ospitano realtà piene di contrasti. Di vite difficili. Come quelle dei bambini bulgari in affido, in perenne attesa di una famiglia che sia per sempre. O delle badanti romene con la «sindrome Italia», tornate a casa dopo anni passati a curare i nostri anziani, rinunciand­o a stare accanto ai propri figli. O dei ragazzi greci che scappano dal Paese in cerca di lavoro, diretti verso l’europa «dei banchieri», causa e rimedio ai loro mali.

Un’europa in perenne movimento, sogno per le migliaia di migranti in attesa alle

sue porte, come quelli che abbiamo conosciuto a Malta.

Utopie e distopie. Due facce di questi anni complicati. Gli anni delle ferite lasciate nelle nostre comunità dal terrorismo islamico, ferite che con fatica, abbiamo visto a Bruxelles, stiamo ricucendo. Gli anni di un risorgente nazionalis­mo come quello di Pegida a Dresda, dove abbiamo ascoltato slogan che risveglian­o fantasmi del passato, in un continente che ha avuto la guerra alle porte, una guerra spesso dimenticat­a come ci hanno raccontato a Lubiana, fino agli anni Novanta.

Zagabria è l’ultima arrivata e mentre dai Balcani bussano nuovi membri, lo choc ancora irrisolto della decisione britannica di lasciare l’unione fa risuonare la parola exit anche a Est. Eppure proprio sul ponte Carlo dell’euroscetti­ca Praga, nelle voci di polacchi, inglesi, scozzesi, olandesi, si sente il suono di una identità comune che a strappi e con fatica si affianca a quelle nazionali.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy