Weinstein, alle vittime 44 milioni
Il produttore patteggia con alcune donne che lo accusavano di abusi. Restano le cause penali
Il primo conto, provvisorio, di «Metoo» ammonta a 44 milioni di dollari. È la cifra che Harvey Weinstein si prepara a versare per chiudere 15 cause civili, incardinate nella Corte di New York. L’ex produttore, l’ex padrone di Hollywood, 67 anni, è accusato di abusi, violenze sessuali, da circa 80 donne. Tra di loro anche star del cinema americano come Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow e altre attrici tra Rose Mcgowan e Asia Argento. La notizia, pubblicata dal Wall Street Journal, non è ancora confermata ufficialmente. Non ci sono, quindi, dettagli più precisi sull’accordo raggiunto tra i legali di Weinstein e alcune delle sue vittime.
Il «caso Weinstein» ha segnato l’inizio del movimento di protesta contro le violenze sessuali, cominciato nella notte del 15 ottobre del 2017 con un tweet dell’attrice Alyssa Milano: «Se anche voi siete state sessualmente molestate o assaltate rispondete “Me too”». Da allora molti uomini in posizioni di potere, dal cinema alla televisione, dal giornalismo alla politica, sono stati travolti.
Ora cominciano ad arrivare i risultati anche nei tribunali. A New York, Weinstein deve fronteggiare il processo per un’accusa di stupro, avvenuto in un albergo nel 2013, e per aver costretto un’altra donna a
Quei 44 miliardi di dollari di transazione sarebbero dunque un primo passo per smaltire il contenzioso. Ma, nello stesso tempo, sono anche il riconoscimento implicito di come il comportamento predatorio di Weinstein abbia danneggiato molte persone. La somma verrà divisa in due parti: 30 milioni andranno direttamente alle parti offese; gli altri 14 copriranno le spese legali.
Il fronte giudiziario non si esaurisce a New York. Weinstein è sotto inchiesta anche a Londra e a Los Angeles. Proprio all’inizio di aprile il giudice Philip Gutierrez, della Corte
Processo a New York Weinstein è accusato di stupro e di aver costretto una donna a un atto di sesso orale
del Distretto centrale della California, ha respinto la denuncia per abusi sessuali presentata dall’attrice Ashley Judd, ma ha ammesso la causa per diffamazione. Judd, 51 anni, si rivolse alla magistratura nell’aprile del 2018, sostenendo che il potente impresario del cinema avesse cominciato a diffamarla negli ambienti di Hollywood, dopo che lei aveva respinto le sue «avances» sessuali.