Corriere della Sera

Mettiamo l’arte sulle pareti (scrostate)

Lo studio degli architetti Vudafieri e Saverino Un percorso fra opere contempora­nee che esaltano le presenze del passato

- Silvia Nani

Il palazzo d’epoca in fondo alla via, non lontano da Porta Venezia, è uno come tanti a Milano. Ci voleva occhio per cogliere le potenziali­tà di quello spazio scrostato, affacciato su un cortile diroccato, tutto da reinventar­e: «Nell’ 800 era stato un convento. Poi si sono susseguiti vari inquilini. Ma quando l’abbiamo visto noi era ormai in stato di abbandono, e nessuno si decideva ad affittarlo», raccontano Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino, soci dello studio che porta il loro nome e che in questo luogo sono arrivati nemmeno due anni fa. «Da tempo volevamo cambiare: dove eravamo avremmo dovuto prevedere una ristruttur­azione completa. E quindi ci siamo decisi a farla qui».

Muri che sembrano portare

le tracce del tempo, soffitti e dettagli colorati, un pavimento in marmo di Carrara dalla insolita venatura verticale («É di una varietà ormai esaurita, che si usava in molti androni di case milanesi di inizio ‘900», precisa Vudafieri) connotano lo spazio e lo rendono atemporale. Ma sono i pezzi d’arte contempora­nea, appesi o distribuit­i tra un ambiente e l’altro, a definire l’identità del luogo. «Sono la mia ossessione, li colleziono da sempre», spiega Tiziano, «E dopo anni, è successo che a casa mia ci fossero meno muri disponibil­i che opere. Per cui le ho portate qui».

Claudio annuisce, lui stesso ne ha nel suo studio personale: «Sono però quasi tutte foto d’autore, la mia passione», dice, indicando appeso alla parete uno scatto di Guido Guidi che ha come soggetto il Modulor di Le Corbusier. Una divisione di gusti che rispecchia quella profession­ale: «Lui segue più gli interni e il design, io l’architettu­ra e la parte struttural­e, ma siamo intercambi­abili e condividia­mo totalmente ogni progetto», dice Saverino. «Andiamo d’accordo perché siamo complement­ari, anche nel carattere: Claudio è più rigoroso, io molto meno», sorride l’altro.

Basta guardare i loro due uffici personali per capirlo. Il filo conduttore (anche del resto dello studio) sono le pareti scrostate: «Così abbiamo riportato alla luce il color giallino originale e i dettagli architetto­nici: l’idea, come nei nostri progetti, è di non negare mai la storia», dicono. Da Vudafieri, una scrivania dalla base disassata («Acquistata da Conran, a Londra, negli anni ‘80»), una scultura di Andrea Branzi, vasi in silicone e, per contrasto, un piatto del ‘700 appeso sotto un fregio della parete. Il quadro astratto tutto bianco («Di Roberto Coda Zabetta, fatto con ostriche raccolte in Bretagna e ridotte in polvere», spiega) dialoga con il disegno di testa stilizzata con due grandi orecchie, in una cornice d’epoca: «É il mio ritratto, fatto da mia figlia da piccola», sorride Vudafieri.

Atmosfera più sobria da Saverino: protagonis­ta la scrivania lineare, bianca e vuota eccetto che per il pc portatile («Lo uso quasi solo per sistemare i render. Ma sempre di più di Tiziano, che lo odia») e il tocco di colore del plexiglas arancio che chiude un vano ad arco, filtrando l’open space dei collaborat­ori. Anche qui non c’è parete senza un pezzo artistico. «Piacere a parte, ne siamo tutti influenzat­i, loro inclusi. É un’esortazion­e per dire che dall’arte dobbiamo imparare a ragionare fuori dagli schemi. Senza farsi solo condiziona­re dal budget e dalla fattibilit­à».

Lo studio prosegue dietro e sotto, tra sale riunioni vista corte piantumata, un disimpegno che ospita una panchetta di un collettivo viennese e l’archivio dei materiali con tocchi di rosa. Il grezzo e il rifinito, la creatività «seria» e quella dissacrant­e (come una ruota di motociclet­ta d’artista appesa alla parete), illuminati da grandi vetrate industrial­i ma anche da famose lampade di design: «Così siamo noi, e questo luogo oggi ci rappresent­a», concludono. «Però ci piace allargare lo sguardo e rinnovarci. Chissà che in futuro anche lo studio non possa cambiare pelle, assieme a noi».

Tiziano

«Molti pezzi sono qui perché la mia passione da collezioni­sta non trova più muri a casa»

Claudio

«L’arte ci insegna a progettare fuori dagli schemi, senza pensare troppo al budget»

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● Lo studio Vudafieris­averino, nato 20 anni fa, ha 40 collaborat­ori a Milano e 10 nella sede di Shanghai. Spazia dall’architettu­ra all’interior per
Coppia creativa A destra Tiziano Vudafieri, a sinistra Claudio Saverino; a destra, una veduta dell’ambiente principale dello studio Identikit ● Lo studio Vudafieris­averino, nato 20 anni fa, ha 40 collaborat­ori a Milano e 10 nella sede di Shanghai. Spazia dall’architettu­ra all’interior per
 ??  ?? retail di moda, hotel e food. Tra gli ultimi lavori: i negozi Delvaux, Peck a City Life, 4 scuole a Shanzhen e Suzhou
retail di moda, hotel e food. Tra gli ultimi lavori: i negozi Delvaux, Peck a City Life, 4 scuole a Shanzhen e Suzhou
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Multiuso La sala riunioni sotterrane­a, con il punching ball di Saverino

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